Il sequenziamento del genoma del plasmodio [E1][I1] potrà
essere utilizzato per individuare nuovi farmaci in grado di
contrastare la progressione della malattia fino ad arrivare alla formulazione di
un vaccino; per migliorare o formulare nuovi insetticidi fino a scopi meno
immediati nel tempo come la possibilità di modificare geneticamente gli insetti
per non permettere la trasmissione nell’uomo.
L’utilizzo più immediato del sequenziamento sarà sicuramente quello di riuscire
a identificare la causa dell’inefficacia di alcuni insetticidi per poter
arrivare alla formulazione di nuovi più mirati ed efficaci.
Un gruppo
di ricercatori dell'Istituto Karolinska (Svezia) ha sviluppato un nuovo farmaco
contro la malaria[I1][E1][S1][F1]. Questo
nuovo farmaco sfrutterebbe un punto chiave del ciclo dell’infezione del
plasmodium: il parassita dopo essersi introdotto nel fegato del corpo ospite
successivamente infetta i globuli rossi del sangue facendo sì che il normale
funzionamento degli eritrociti si alteri. A causa dell’infezione gli eritrociti
si attaccano ad altri globuli rossi e alle pareti dei vasi sanguigni con una
conseguente ostruzione limitando il flusso al cervello e ad altri organi. In
passato per ovviare a questi problemi si somministrava l’eparina, un farmaco
anticoagulante, molto efficace per certi aspetti che causava però seri
effetti collaterali come emorragie. Gli studiosi svedesi hanno utilizzato questo
farmaco come punto di partenza: è stato modificato ottenendo il dGAG (glicosaminoglicano
depolimerizzato) che si è rivelato efficace nei test effettuati sui ratti e i
primati mantenendo le qualità del farmaco di partenza, ma eliminando lo
svantaggio di provocare emorragie. Il problema e al contempo l’auspicio è, ora,
la fase di sperimentazione sull’uomo, sperando che porti ad ottimi risultati
paragonabili a quelli ottenuti nella fase di sperimentazione sugli animali.
Un ruolo
di notevole importanza nella ricerca di nuovi approcci anti-malarici è
sicuramente rivestito dalla biologia molecolare che, utilizzando le informazioni
ottenibili attraverso il sequenziamento, sta cercando di individuare proteine
coinvolte nelle varie tappe del ciclo vitale del
parassita. A questo proposito è stato scoperto che i geni coinvolti
nell’infezione sono ben 60, e inoltre agiscono in momenti differenti
controllando ognuno una fase diversa. Questo complesso meccanismo fa sì che
l’infezione sia, almeno apparentemente, sempre mascherata e difficile da
combattere.
Sempre
sulla scia del sequenziamento è l’idea, in fase
sperimentale, di creare zanzare OGM[F1][I1]. Fino ad ora sono state fatte simulazioni della zanzara OGM in un
ambiente ristretto per verificare le possibili implicazioni con l’ecosistema. Il
rischio maggiore su cui gli scienziati stanno ponendo l’attenzione è quello
ecologico per evitare di creare un organismo che crei dei disequilibri
ambientali.
In
alternativa all’utilizzo degli insetticidi si stanno effettuando ricerche sul
possibile utilizzo dei funghi[I1][E1][F1]: alcuni ricercatori hanno cercato di verificare le
loro capacità insetticide nei confronti della malaria. E’ stato prodotto uno
spray a base d’olio del fungo Beauveria bassiana: i ricercatori hanno notato che
in seguito alla sua applicazione si otteneva un elevato tasso di mortalità delle
zanzare e inoltre quelle sopravissute dimostravano una minore capacità di
trasmettere il parassita della malaria agli esseri umani.
Gli
scienziati stanno cercando di sconfiggere questa malattia non solo studiando il
vettore ma anche indagando i meccanismi di interazione con l’uomo: per esempio
l’odore corporeo[I1]. Sono
stati eseguiti studi su differenti campioni di “odore corporeo” utilizzando una
tecnica nota come gas cromatografia-elettroantennografia attraverso la quale è
stato possibile ricavare le costituenti e verificarne il “gradimento” da parte
delle zanzare. L’aspetto molto positivo sta nella notevole possibilità di
applicazione di questa tecnica anche nei confronti di altre categorie di
insetti. Inoltre è possibile ricostruire sinteticamente i composti chimici
naturalmente presenti nell’uomo mentre la maggior parte dei farmaci consistono
di piccole quantità di veleno letali per il parassita, meno efficaci quando
questo diventa un ospite umano e spesso con effetti collaterali.
Si stanno
studiando approcci non solo relativi alla ricerca in campo biologico, chimico,
farmacologico ma anche dal punto di vista strumentale. Infatti, è stato
costruito un "monitor
anti-malaria", un biosensore che monitora i livelli del parassita nel sangue e allerta il soggetto quando questo valore diventa troppo alto. Questo strumento è utilizzato da alcune aziende minerarie che operano in zone particolarmente colpite dalla malaria, per salvaguardare la salute dei propri operai[I1][E1].