La Malaria di Nadia Campofiorito, Battaglia Francesca (frabattaglia@tim.it), Deplano Carla (carla.deplano@googlemail.com)

Approfondimento: Lo stato della ricerca

Al momento gli sforzi della ricerca scientifica per la cura della malaria sono concentrati su tre ambiti: i farmaci, gli insetticidi e la genomica, quest’ultima soprattutto nell’ottica di mettere a punto nuovi vaccini[E1].

Il sequenziamento del genoma del plasmodio [E1][I1] potrà essere utilizzato per individuare nuovi farmaci in grado di contrastare la progressione della malattia fino ad arrivare alla formulazione di un vaccino; per migliorare o formulare nuovi insetticidi fino a scopi meno immediati nel tempo come la possibilità di modificare geneticamente gli insetti per non permettere la trasmissione nell’uomo. L’utilizzo più immediato del sequenziamento sarà sicuramente quello di riuscire a identificare la causa dell’inefficacia di alcuni insetticidi per poter arrivare alla formulazione di nuovi più mirati ed efficaci.

Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Karolinska (Svezia) ha sviluppato un nuovo farmaco contro la malaria[I1][E1][S1][F1]. Questo nuovo farmaco sfrutterebbe un punto chiave del ciclo dell’infezione del plasmodium: il parassita dopo essersi introdotto nel fegato del corpo ospite successivamente infetta i globuli rossi del sangue facendo sì che il normale funzionamento degli eritrociti si alteri. A causa dell’infezione gli eritrociti si attaccano ad altri globuli rossi e alle pareti dei vasi sanguigni con una conseguente ostruzione limitando il flusso al cervello e ad altri organi. In passato per ovviare a questi problemi si somministrava l’eparina, un farmaco anticoagulante, molto efficace per certi aspetti che causava però seri effetti collaterali come emorragie. Gli studiosi svedesi hanno utilizzato questo farmaco come punto di partenza: è stato modificato ottenendo il dGAG (glicosaminoglicano depolimerizzato) che si è rivelato efficace nei test effettuati sui ratti e i primati mantenendo le qualità del farmaco di partenza, ma eliminando lo svantaggio di provocare emorragie. Il problema e al contempo l’auspicio è, ora, la fase di sperimentazione sull’uomo, sperando che porti ad ottimi risultati paragonabili a quelli ottenuti nella fase di sperimentazione sugli animali.

Un ruolo di notevole importanza nella ricerca di nuovi approcci anti-malarici è sicuramente rivestito dalla biologia molecolare che, utilizzando le informazioni ottenibili attraverso il sequenziamento, sta cercando di individuare proteine coinvolte nelle varie tappe del ciclo vitale del parassita. A questo proposito è stato scoperto che i geni coinvolti nell’infezione sono ben 60, e inoltre agiscono in momenti differenti controllando ognuno una fase diversa. Questo complesso meccanismo fa sì che l’infezione sia, almeno apparentemente, sempre mascherata e difficile da combattere.

Sempre sulla scia del sequenziamento è l’idea, in fase sperimentale, di creare zanzare OGM[F1][I1]. Fino ad ora sono state fatte simulazioni della zanzara OGM in un ambiente ristretto per verificare le possibili implicazioni con l’ecosistema. Il rischio maggiore su cui gli scienziati stanno ponendo l’attenzione è quello ecologico per evitare di creare un organismo che crei dei disequilibri ambientali.

In alternativa all’utilizzo degli insetticidi si stanno effettuando ricerche sul possibile utilizzo dei funghi[I1][E1][F1]: alcuni ricercatori hanno cercato di verificare le loro capacità insetticide nei confronti della malaria. E’ stato prodotto uno spray a base d’olio del fungo Beauveria bassiana: i ricercatori hanno notato che in seguito alla sua applicazione si otteneva un elevato tasso di mortalità delle zanzare e inoltre quelle sopravissute dimostravano una minore capacità di trasmettere il parassita della malaria agli esseri umani.

Gli scienziati stanno cercando di sconfiggere questa malattia non solo studiando il vettore ma anche indagando i meccanismi di interazione con l’uomo: per esempio l’odore corporeo[I1]. Sono stati eseguiti studi su differenti campioni di “odore corporeo” utilizzando una tecnica nota come gas cromatografia-elettroantennografia attraverso la quale è stato possibile ricavare le costituenti e verificarne il “gradimento” da parte delle zanzare. L’aspetto molto positivo sta nella notevole possibilità di applicazione di questa tecnica anche nei confronti di altre categorie di insetti. Inoltre è possibile ricostruire sinteticamente i composti chimici naturalmente presenti nell’uomo mentre la maggior parte dei farmaci consistono di piccole quantità di veleno letali per il parassita, meno efficaci quando questo diventa un ospite umano e spesso con effetti collaterali.

Si stanno studiando approcci non solo relativi alla ricerca in campo biologico, chimico, farmacologico ma anche dal punto di vista strumentale. Infatti, è stato costruito un "monitor anti-malaria", un biosensore che monitora i livelli del parassita nel sangue e allerta il soggetto quando questo valore diventa troppo alto. Questo strumento è utilizzato da alcune aziende minerarie che operano in zone particolarmente colpite dalla malaria, per salvaguardare la salute dei propri operai[I1][E1].

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Edurete.org Roberto Trinchero