La turbina Pelton è in
pratica l’unico esempio di turbina ad azione che viene utilizzato nelle
applicazioni.
L’acqua prelevata dal
bacino di monte arriva alla turbina Pelton attraverso una condotta forzata che
termina nel distributore chiamato ugello o boccaglio. L’acqua forma un
getto di diametro d che colpisce la pala tangenzialmente ad un cerchio
di diametro D chiamato cerchio dei getti.
A causa della variazione della
quantità di moto, la corrente, deviata dalla pala, genera una forza che è
raccolta dall’albero, su cui è calettato il disco che porta le
pale.
L’ugello è munito di
una spina centrale con estremità a bulbo (ago Doble, dal nome
dell’inventore) che, spostata assialmente, regola l’afflusso di
acqua e quindi la potenza erogata dalla macchina.
A volte è necessario
realizzare una brusca diminuzione della potenza conseguibile attraverso la
rapida chiusura dell’ugello: potrebbero così nascere delle forti
sollecitazioni nella condotta derivanti da sovrapressioni generate appunto dalla
repentina chiusura dell’ugello (è il fenomeno del colpo di
ariete).
Queste sollecitazioni sono
evitate ricorrendo al tegolo deviatore, che è prima inserito in modo da
impedire alla corrente di colpire la pala, e successivamente è ritirato,
a mano a mano che l’ago è spostato per regolare la nuova portata.
Il tipo di turbine Pelton
più diffuso è ad asse orizzontale con un solo getto; questa
configurazione permette di raggiungere il rendimento più alto. Ma gli
ugelli possono essere più di uno: sono al massimo due in turbine ad asse
orizzontale mentre arrivano fino a sei in impianti di grande potenza con
turbina ad asse verticale dove il disturbo reciproco tra un ugello e
l’altro è più basso.
Quando la ruota aziona un
generatore elettrico, questo è montato tra due supporti all’esterno
della ruota. Nel caso di una turbina Pelton a due ruote il generatore è
posto tra le due ruote.
La pala della turbina Pelton
è accuratamente lavorata all’interno in modo da ridurre al minimo
le perdite per attrito dell’acqua e presenta una forma caratteristica a
doppio cucchiaio in quanto è divisa in due parti da una costola a
spigolo vivo detta coltello, che suddivide tra le due conche il getto
incidente. Il getto di acqua si adagia su ciascuna delle due parti della pala
ed esce dopo aver subito una deviazione di quasi 180° (esattamente 180°
- b2);
l’angolo b2
è definito in modo da scaricare l’acqua nella direzione
dell’asse della ruota evitando così l’urto tra l’acqua
ed il dorso della pala successiva che porterebbe a frenare la ruota. Sulla
vista in pianta della pala si nota la presenza del taglio E che permette al
getto di lavorare più a lungo su una pala, quando questa si trova nella
posizione migliore per riceverlo, senza essere intercettato dall’arrivo
della successiva e nello stesso tempo permettere al getto di incontrare sempre
bordi affilati, evitando la formazione di spruzzi d’acqua e le perdite
corrispondenti.
Il materiale più impiegato
è l’acciaio comune o inossidabile. Le pale possono essere fuse con
il disco (ruota integrale), oppure montate ad una ad una o a gruppi sulla
ruota.