Geragogia
La geragogia (termine introdotto per la prima volta da Angiolo
Sordi nel 1973, all’interno del Trattato di Gerontologia e Geriatria edito da
Wassermann) è indicata come la psicopedagogia dell’invecchiamento (o educazione
all’invecchiamento).Mira alla psico-attivazione dell’anziano, al mantenimento
della sua autonomia ed alla migliore organizzazione del suo ambiente di vita.
La geragogia, quindi, intesa come vera e propria educazione
all’invecchiamento, si propone come compito principale quello di insegnare
all’anziano “un nuovo orientamento interiore del modo di gestire l’esistenza”.
La geragogia pone l’accento sull’importanza del concetto di educazione
perseguita attraverso tutte le età della vita, con lo scopo di prepararsi
in tempo ai cambiamenti che l’avanzare dell’età comporta, e di vivere, una
volta anziani, un’attività intellettuale intensa che permetta di ampliare le
proprie conoscenze e di ottenere quell’arricchimento esistenziale che può
derivare solo dalla cultura. E’ un concetto che sta alla base di ogni programma
geragogico.
Un programma educazionale per la terza età necessita anzitutto di una
maggiore diffusione della coscienza sanitaria fin dalle più giovani fasce di
età: nel periodo scolare il giovane dovrebbe essere educato a scegliere regimi
di vita che prendano in considerazione l’importanza dell’attività fisica, il
valore di una equilibrata alimentazione, il pericolo di certe sostanze tossiche
e di uso voluttuario, l’utilità di un continuo esercizio mentale;
periodicamente, poi, l’adulto dovrebbe avere l’abitudine di sottoporsi a tutte
quelle indagini strumentali e di laboratorio eventualmente ritenute necessarie
dall’esame clinico per una migliore definizione diagnostica (inventario della
salute).
In questa situazione risulta evidente la necessità e l’urgenza di un
intervento geragogico che si proponga di educare la collettività in generale,
oltre che l’individuo e la famiglia, in modo da permettere la caduta di tutti
quei pregiudizi che hanno posto l’anziano nel mondo dell’incomprensione e della
solitudine. Sono indispensabili interventi che insegnino a prevenire
l’isolamento e l’inattività e a promuovere varie attività di tempo libero, sia
di tipo relazionale sia occupazionale. Si tratta quindi di educare i singoli e
la collettività ad accettare serenamente la condizione senile. Ciò è possibile
solo mediante un intervento educazionale volto a trasformare il tempo libero
dell’anziano, da negativo, inutile ed emarginante, a “tempo di vita da
scoprire, relazionale, sociale”.
L’obiettivo è un vero e proprio mutamento di mentalità nell’anziano e
nella società reso possibile dalla pubblicizzazione presso la popolazione
anziana dei vantaggi delle terapie psico e fisio-attivanti e delle varie
tecniche di terapia occupazionale. Tutte queste metodiche, infatti, hanno lo
scopo di prevenire e di interrompere l’ipocinesia e la tendenza alla
sedentarietà, condizioni tipiche della vecchiaia che possono portare tutta una
serie di problematiche più o meno gravi.