Progetto
assistenziale disabili
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si
intende per disabilità qualsiasi limitazione o perdita (conseguente a
menomazione) della capacità di compiere un'attività nel modo o nell'ampiezza
considerati normali per un essere umano. Mentre l'handicap è la condizione di
svantaggio conseguente a una menomazione o a una disabilità che in un certo
soggetto limita o impedisce l'adempimento del ruolo normale per tale soggetto.
L'handicap è la conseguenza di un deficit, non il deficit stesso.
L'handicap si può quindi ridurre:una persona con un
handicap dovrà certo affrontare più difficoltà di un'altra per raggiungere
l'obiettivo di una vita il più possibile autonoma e la società, attraverso le
sue leggi e le sue reti di sostegno, ha l'obbligo di aiutarla a ottenere questi
obiettivi.
In Italia la legge n.104 del 5 febbraio 1992 ha
rappresentato una riorganizzazione della normativa esistente e la puntualizzazione
importante di alcuni principi fondamentali come il diritto all'integrazione
scolastica, lavorativa e sociale delle persone con handicap.
E' quindi estremamente importante che le famiglie in cui
vi è una persona handicappata sappiano quali sono i loro diritti e cosa è
necessario fare per potervi accedere.
Gli interventi di competenza del Servizio Sociale
nell’area della disabilità sono i seguenti:
1.
Servizi generici
2.
Servizi alternativi al ricovero
3.
Inserimenti in strutture residenziali
4.
Inserimenti lavorativi
5.
Inserimenti scolastici
1 Servizi
generici
Il Servizio Sociale partecipa alle seguenti commissioni e tavoli di
lavoro che operano nell’area della disabilità:
-
U.M.H. Unità Multidisciplinare Handicap (attualmente incorporata
nell’UVAP)
-
U.V.A.P. Unità di Valutazione delle Attività e della Partecipazione dei
soggetti disabili.
U.V.A.P.
E’ una commissione composta da membri dell’ASL e del Servizio Sociale,
preposta alla valutazione di tutti i soggetti disabili che richiedono un
intervento di tipo socio-sanitario, al fine di individuare soluzioni
progettuali adeguate che possano sostenere la famiglia ed evitare il più
possibile l’istituzionalizzazione.
Recentemente l’UVAP ha assunto anche le funzioni di Unità
Multidisciplinare, al fine di semplificare l’accesso alle prestazioni previste
dalla normativa vigente.
2 Servizi
alternativi al ricovero
Assistenza domiciliare
E’ un intervento di aiuto domestico prestato da personale professionale
del Servizio Sociale, finalizzato a sostenere la persona disabile e la sua
famiglia nello svolgimento delle incombenze della vita quotidiana e nel
soddisfacimento dei suoi bisogni essenziali, favorendo il più a lungo possibile
il mantenimento dell’autonomia personale e la permanenza nel proprio ambiente
di vita.
L’intervento comprende prestazioni quali:
-
cura dell’igiene personale
-
aiuto per le attività domestiche
-
servizio di accompagnamento
-
commissioni e disbrigo pratiche
-
interventi socializzanti.
I destinatari sono persone in situazione di disabilità, che necessitano
di un aiuto per poter rimanere presso il proprio domicilio.
Inserimento in centri diurni
I Centri Diurni sono presidi a carattere semiresidenziale nei quali
vengono accolti disabili medio-gravi che necessitano di un costante sostegno
assistenziale ed educativo. All’interno del Centro Diurno (e/o sul territorio),
sulla base di progetti individualizzati, i disabili partecipano ad attività
strutturate e laboratori finalizzati alla promozione, allo sviluppo ed al
mantenimento di capacità ed autonomie personali. Il Centro Diurno prevede anche
i servizi mensa, trasporto e soggiorno estivo.
I destinatari sono disabili ultra16enni con handicap psichico o
psicofisico medio-grave; non possono essere accolti soggetti con patologie di
tipo psichiatrico.
Assistenza socio-educativa territoriale
Sulla base di progetti educativi individualizzati, disabili minori e
adulti possono essere inseriti in attività di laboratorio o attività
territoriali risocializzanti, mirate a sviluppare capacità ed autonomie e a
favorire l’integrazione sociale.
I destinatari sono disabili minori e adulti con handicap grave.
Affidi educativi
Si tratta di un intervento che ha una duplice finalità:
-
garantire al disabile occasioni e stimoli di socializzazione,
integrazione, sviluppo delle proprie capacità e autonomie
-
sostenere la famiglia, assicurandole spazi di “sollievo” dalla gestione
del figlio disabile.
I destinatari sono minori e adulti disabili, con gravi limitazioni
dell’autonomia personale ed inseriti in situazioni familiari problematiche. I
soggetti affidatari vengono individuati tra persone in possesso del titolo di
O.S.S. (operatore socio-sanitario), di educatore o che abbiano almeno due anni
di esperienza in campo socio-educativo.
Gruppi di Auto-Muto-Aiuto (A.M.A) per familiari di disabili
I gruppi AMA sono gruppi di sostegno per familiari di disabili, condotti
da una psicologa coadiuvata da un operatore con funzioni di facilitatore.
I destinatari sono i familiari di soggetti disabili seguiti dal servizio
sociale.
3
Inserimento in presidi residenziali per disabili
Le strutture residenziali accolgono soggetti disabili che non possono più
permanere in famiglia o sono privi di riferimenti familiari. Questi presidi
socio-assitenziali garantiscono cura e assistenza continuativa alla persona
disabile 24 ore su 24 per tutto l’anno, ed al loro interno prevedono:
-
attività alberghiere
-
attività educative e riabilitative, individuali e di gruppo
-
socializzazione interna ed esterna alla struttura.
I destinatari sono disabili ultra sedicenni con handicap psichico o
psicofisico medio - grave.
4
Inserimenti lavorativi
Il diritto al
lavoro
Al compimento del diciottesimo anno di età si dovrà
richiedere all'ASL territoriale di competenza la visita fiscale che attesti
l'invalidità civile: questo documento conterrà la diagnosi, la percentuale di
invalidità e le capacità lavorative.
Ci si può iscrivere alle liste speciali del collocamento
anche prima dei 18 anni con la presentazione della Diagnosi Funzionale ma è poi
necessaria una nuova iscrizione al compimento del diciottesimo anno di età, non
appena in possesso di certificazione di invalidità.
La Provincia di Torino, al fine di promuovere il
collocamento mirato, ha attuato diverse convenzioni con i SIL (Servizi di
inserimento lavorativo) dei vari territori, servizi di competenza comunale che
dovrebbero assicurare quel lavoro di rete sul territorio che permette di
collocare in maniera corretta i disabili all'interno delle aziende.
S.I.L (Servizi di inserimento lavorativo)
Il servizio si prefigge l’obiettivo di favorire l’integrazione sociale e
lavorativa delle persone con disabilità. Il SIL opera una funzione di
mediazione fra la persona svantaggiata ed il mondo del lavoro, stabilendo
opportune strategie per l’avvio di esperienze di apprendimento in concreti
ambiti lavorativi.
I destinatari sono soggetti disabili in età lavorativa:
-
portatori di handicap psico-fisico, fisico o sensoriale;
-
portatori di handicap intellettivo di grado lieve e medio-lieve, ad
esclusione delle patologie psichiatriche e tossicodipendenti.
Il servizio ha come finalità:
-
promuovere l’inserimento al lavoro delle persone disabili;
-
realizzare progetti di recupero e sviluppo delle capacità professionali
e psicofisiche.
Il collocamento mirato
L'istituzione del collocamento mirato è un modo di fare
collocamento che prevede, attraverso l'azione svolta dai Servizi per l'Inserimento
Lavorativo (SIL) , il reale incontro tra capacità lavorative della
persona con handicap e le esigenze e necessità delle imprese.
Operatori professionali specializzati nel settore
dell'inserimento lavorativo dei disabili svolgono l'attività prevista dalla
legge di collegamento tra la persona disabile (e la sua famiglia) e l'azienda e
tutti gli altri servizi territoriali che fino a quel momento hanno seguito il
disabile e i suoi familiari nel sostegno per una reale integrazione sociale e
lavorativa.
5
Inserimenti scolastici
Il diritto all’istruzione
La legge 104/92 dà indicazioni precise sul diritto allo
studio delle persone handicappate: in particolare si garantisce l'inserimento
all'asilo nido per i bambini da zero a tre anni e il proseguimento degli studi
fino all'università con i necessari supporti educativi e assistenziali.
Fino ai diciotto anni, per ottenere le agevolazioni
previste dalla legge sul diritto allo studio è sufficiente la Diagnosi
Funzionale (DF) fatta dalla neuropsichiatra dell'ASL di competenza o, nel caso
dell'indennità di frequenza, essere riconosciuto dall'apposita commissione
dell'ASL di competenza come minore con difficoltà persistenti a svolgere i
compiti e le funzioni proprie dell'età.
La documentazione (indispensabile il documento di
Diagnosi Funzionale) deve essere presentata al momento dell'iscrizione in
qualsiasi ordine di scuola. I genitori possono scegliere la scuola che
ritengono più adeguata al proprio figlio.
Gli insegnanti di sostegno vengono assegnati annualmente
alle scuole dalle Direzioni Regionali in base alle richieste delle scuole. In
presenza di casi veramente problematici il rapporto insegnante/allievo
handicappato può anche essere di 1 a 1 ma in questo caso la richiesta deve
essere motivata da un preciso progetto educativo che attesti la gravità della
situazione.
Per alcuni tipi di scuola superiore in cui sono presenti
laboratori è necessario presentare il documento che attesti l'idoneità alla
frequenza, rilasciata anch'essa dall'équipe multidisciplinare dell'ASL.
E' il Consiglio di Classe che prepara il progetto di
integrazione in cui sono messi in evidenza gli strumenti, i materiali e gli
ausili necessari.
I documenti fondamentali per la progettazione sono il Profilo
Dinamico Funzionale (PDF) e il Piano Educativo Individualizzato (PEI)
redatti nel rispetto delle scelte culturali e di vita della persona in
difficoltà e della sua famiglia. La famiglia deve avere un ruolo attivo sia
nella programmazione che nelle successive verifiche in itinere.
Dopo l'assolvimento dell'obbligo scolastico i ragazzi
devono rimanere nel circuito scolastico-formativo almeno fino al compimento dei
18 anni. Tale obbligo formativo può essere espletato, per tutti e quindi anche
per i ragazzi con handicap, in tre diversi canali:
-
nella scuola di stato;
-
nella formazione professionale
regionale;
-
nell'apprendistato.
Ogni ragazzo è libero di scegliere il percorso che
preferisce in base alle sue esigenze e attitudini e la legge garantisce anche
meccanismi di passaggio da un sistema formativo all'altro.
Profilo dinamico funzionale (PDF)
Dopo un primo periodo di frequenza scolastica, in genere
a novembre, i genitori, il referente del caso (il medico dell'ASL che segue
l'alunno), il consiglio di classe e gli operatori, sulla base della conoscenza
dell'alunno e del contenuto della Diagnosi Funzionale ,
concordano gli obiettivi didattici ed educativi e le proposte di attività che
saranno programmate durante l'anno scolastico.
Dopo i primi sei mesi di scuola il gruppo tecnico
verifica gli obiettivi che ha concordato e, se è necessario, provvede a
modificarli.
Il ruolo dell'insegnante di sostegno
L'insegnante di sostegno ha le seguenti competenze:
-
conoscenze generali relative alla situazione di handicap;
-
competenze relazionali; sapere lavorare in team con gli altri operatori;
facilitare il lavoro di rete tra operatori scolastici, extrascolastici,
famiglie; svolgere attività di tutore e compresenza in classe;
-
competenze metodologiche;
-
competenze teoriche e applicative di contenuti.
Piano Educativo Individualizzato (PEI)
Il gruppo tecnico, tenendo conto delle indicazioni
contenute nella Diagnosi Funzionale (DF)
e nel Profilo Dinamico Funzionale (PDF),
propone interventi integrati fra loro.
Il gruppo che redige il Piano Educativo Individualizzato
(PEI) verifica anche il raggiungimento degli obiettivi previsti, in genere ogni
tre mesi.
Gli studenti maggiorenni, che non sono interdetti né
inabilitati, partecipano direttamente alla definizione del PDF e del PEI e li
firmano. Qualora l'insegnante di sostegno non sia stato nominato la redazione
del PEI è a cura del Consiglio di classe.
Diagnosi funzionale
La Diagnosi Funzionale (DF) viene redatta dall'équipe
multidisciplinare territoriale.
Si tratta della descrizione della compromissione
funzionale dello stato psico-fisico dell'allievo quando viene in contatto con
la struttura sanitaria.
Contiene tutti gli elementi necessari per accedere agli
interventi educativi, assistenziali e di sostegno previsti e deriva
dall'acquisizione di elementi clinici psico-sociali.
Formazione professionale
La formazione professionale per i giovani che devono
assolvere all'obbligo formativo è ora di competenza delle Province, le quali
ogni anno devono emettere alcune direttive in base alle quali i singoli enti di
formazione professionale istituiranno corsi finanziati dalle Regioni, se
ritenuti idonei.
I ragazzi con handicap possono accedere al sistema della
formazione professionale in due modi:
-
inseriti in corsi di formazione per tutti, se l'handicap consente loro
di seguire in modo proficuo i normali corsi;
-
inseriti in corsi mirati, solitamente riservati a chi ha un handicap
intellettivo medio-lieve e sufficienti capacità lavorative.
L'obiettivo di questi corsi è di verificare le capacità
lavorative dei singoli, consolidare le conoscenze di cultura generale apprese
nei precedenti percorsi scolastici, potenziare quelle abilità indispensabili
per essere cittadini autonomi e futuri lavoratori.
Alla fine di questi corsi lo studente otterrà un
attestato delle competenze acquisite e una relazione sul percorso svolto che
dovrà servire come base di partenza per programmare futuri progetti di
inserimento lavorativo.