Le foreste tropicali sono un patrimonio mondiale per i prodotti che offrono quali il caffè, il tè, il cacao, le spezie, le resine, gli oli essenziali.
Nei paesi in via di sviluppo ci sono foreste pluviali che offrono piante utilizzate direttamente come medicinali. Alcuni dei principi attivi di questi prodotti vengono utilizzati nei paesi industrializzati come medicina, nelle pillole anticoncezionali, nei tranquillanti, per le malattie cardiache, nei farmaci contro la malaria ed anche per malattie come il cancro ai testicoli e ai polmoni. All’incirca il 70% di piante provenienti dalle foreste tropicali contengono sostanze chimiche che combattono il cancro.
Nei paesi in via di sviluppo c’è un problema che è quello di non avere una quantità di legna da ardere sufficiente a soddisfare i propri bisogni primari. Spesso le persone sono costrette ad utilizzare legname ad un ritmo più veloce del tasso di ricrescita. Oltre al disboscamento e ad un’accelerata erosione del suolo, la carenza di legna provoca effetti negativi per le famiglie povere che si trovano costrette a doverne comperare. Quando queste non possono impegnare i propri introiti, sono costrette a bruciare il letame animale essiccato e i residui dei raccolti che in questo modo non ritorneranno al suolo impoverendolo e limitandone la sua produttività. Di conseguenza aumenta il degrado del terreno che causerà fame e malnutrizione.
I paesi in via di sviluppo possono ridurre la crisi di alberi da ardere piantando alberi a crescita rapida come l’acacia o bruciando il legno in maniera più efficiente.
E’ importante porre attenzione al tipo di pianta che viene scelta perché alcune specie come per esempio l’eucalipto (pianta utilizzata in varie parti del mondo per il rimboschimento) hanno un gran bisogno di acqua quindi se vengono piantate in zone aride c’è i rischio di un disastro ecologico. Gli eucalipti assorbirebbero tutta l’acqua del terreno impedendo la crescita di altre piante, inoltre impoverirebbero il suolo di nutrienti e produrrebbero sostanze tossiche che si accumulerebbero su di esso.
Un progetto di piantagione presentato nei paesi in via di sviluppo avrà maggior successo se la gente del luogo verrà coinvolta nella progettazione e nella sua attuazione. Se gli agricoltori del villaggio posseggono una terra o gli si dà loro una proprietà di alberi che vi crescono, tutto ciò sarà di grande incentivo per piantare e proteggere alberi.
Norman Meyers è un consigliere internazionale per lo sviluppo specializzato sulla protezione delle specie selvatiche e delle foreste tropicali. Attraverso le sue riflessioni emerge come oggi le foreste tropicali si siano dimezzate rispetto al passato. L’uomo sta distruggendo le foreste ad un tasso dell’1,25% all’anno e purtroppo questi tassi sono in continuo aumento. Le foreste tropicali rappresentano la più grande ricchezza da un punto di vista ecologico, e sono notevolmente ricche da un punto di vista biotico. Esse sono l’habitat di almeno la metà di tutte le specie di vita vegetale e animale quindi la loro scomparsa comporterebbe il principale fattore di estinzione di massa delle specie.
Meyers ci porta l’esempio del Madagascar che possedeva almeno 10000 specie vegetali, 8000 delle quali non potevano essere trovate altrove; oggi però il paese ha perso all’incirca il 93% della sua foresta vergine tropicale. E’ per questo che occorre trovare i farmaci stessi prima che queste specie spariscano dal nostro pianeta.
L’uomo trae altri numerosi vantaggi dalle foreste tropicali che svolgono un “effetto spugna” assorbendo l’acqua piovana nella stagione umida per poi rilasciarla nella stagione secca. Il disboscamento tropicale può danneggiare questa regolazione idrica ed essere la causa scatenante di cambiamenti climatici su scala regionale ma anche mondiale. Ciò solleva molte domande sul ruolo dell’uomo nella biosfera e sui nostri rapporti con il mondo naturale che ci circonda. L’azione di distruzione delle foreste tropicali porterà un cambiamento evolutivo e ciò diverrà uno degli sconvolgimenti biologici più grandi nella storia della Terra.
L’azione dell’uomo sulle foreste tropicali è uno dei problemi più difficili da affrontare, ma se si considera che l’essere umano è l’unica specie in grado di decidere consapevolmente se lavorare per la natura o distruggerla, è possibile programmare la salvezza delle foreste e di tutte le specie che in esse vivono.