1.1 Presentazione del Piano Werner
Il primo tentativo di unione monetaria europea si ebbe nell'ottobre del 1970 con la presentazione del Piano Werner. [I][F][E][ES]
Tale piano, elaborato da un comitato presieduto da Pierre Werner, focalizzandosi soprattutto sulla progressiva stabilizzazione dei cambi delle monete dei paesi membri della comunità europea che in quegli anni era composta dai sei Stati fondatori (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi), prestò poca importanza sulla necessità di istituire una banca centrale unica.
La prima crisi petrolifera [I]del 1974, l'istituzione di controlli sui movimenti di capitale in molti paesi, l'aumento dei tassi di inflazione in diverse nazioni costrinsero ad abbandonare l'obiettivo del piano, ovvero il raggiungimento dell'unione monetaria entro il 1980.
Nonostante il suo fallimento, il piano creò i presupposti per le successive evoluzioni.
1.2 Nascita del “serpente monetario" e creazione dello SME
Nel 1972 nacque il "serpente monetario" [I1][I2][I3][I4] che tendeva a circoscrivere le variazioni dei tassi di cambio delle monete di Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Tale iniziativa che mirava alla cooperazione monetaria europea anche in periodi di instabilità non ebbe, però, grande successo.
Nel 1975 emerse un fondamentale protagonista del processo di unificazione monetaria, ovvero l' Unità di conto europea, paniere rappresentativo delle quantità fisse di tutte le valute dei paesi membri.
Nel 1979 tale moneta- paniere fu rinominata ECU( European currency unit) [I][E][F]
che è stato l’antesignano dell'euro.
Nel marzo dello stesso anno, divenne operativo il Sistema monetario europeo (SME) [I1][IT2][F] che si focalizzava sui sistemi di cambio, con l'obiettivo di contenere le variazioni di valore di ogni moneta partecipante nei confronti delle altre.
Con tale sistema, si affermò gradualmente la politica monetaria della Bundesbank [E][DE] che si impegnò a stabilizzare i cambi tra il marco tedesco e le altre monete facenti parte dello SME; per cui la banca centrale del paese che aveva cercato con maggiore risolutezza la stabilità monetaria, divenne la base istituzionale del Sistema monetario.
Rimaneva, però, la consapevolezza che un' istituzione nazionale non può svolgere in modo permanente il ruolo di banca centrale per un intero continente.
1.3 Istituzione del Comitato Delors
Nel giugno 1988, il Cancelliere tedesco Kohl, al Consiglio europeo, sostenne una risoluzione che istituiva un comitato composto dai Governatori delle banche centrali nazionali della Comunità europea (all’epoca composta da dodici Stati) più tre esperti.
Il comitato, presieduto dall'allora Presidente della Commissione europea, Jacques Delors, aveva l'obiettivo di elaborare un piano per il raggiungimento dell'unione economica e monetaria.
In meno di un anno, il Comitato Delors [I1][I2][E][F][ES] predispose un piano che racchiudeva tutti i fattori che avrebbero caratterizzato l'unione economica e monetaria nel Trattato di Maastricht [I1][I2][IT3][F1][F2][F3][ES1][ES2][E1][E2].
L'intuizione fondamentale di tale piano fu di capire che l'unione monetaria non poteva basarsi sui tassi di cambio, ma solamente considerando l'unione monetaria come un sistema unico.
Coerentemente con questa idea si affermò il bisogno dell'unione monetaria di avere un’istituzione centrale ed una unica moneta: la Banca centrale europea e l'euro trovano la loro genesi nel Piano Delors.
Nel novembre del 1990 i principi del Comitato Delors furono presentate alla Conferenza intergovernativa per l'unione economica e monetaria.
Le proposte furono trasferite nel Trattato di Roma per attuarne gli effetti: la Banca centrale europea prese la propria conformazione conclusiva.