Particolarmente interessanti possono essere i risvolti nell’apprendimento dell’italiano da parte di un bambino straniero poiché la mediazione delle immagini permette di spiegare una lingua senza bisogno di un’altra lingua.
Nella II B della scuola “E. Giachino” sono presenti due bambini stranieri (provenienti dal Ghana e dalla Moldavia) che al loro ingresso a scuola possedevano un lessico tutto fondato sulla loro lingua madre. Quello che si è notato è che questi bambini partecipavano molto attivamente alle attività sul metodo Antoniotti e che, durante il corso della prima e della seconda elementare, hanno acquisito con naturalità il lessico proposto. A conferma di questo si può citare il fatto che il bambino moldavo, vedendo rappresentare la fata come una bambina, quando parlava con la maestra di una sua compagna la chiamava “fata”.
Nel metodo Antoniotti la grammatica viene disegnata dai bambini all’interno di un cerchio che contiene tre quadrati collegati tra loro da linee. Il secondo quadrato è posto più in alto, è colorato di rosso e contiene una parola magica. Questa parola è magica perchè è difficile da disegnare ma dà senso alla frase, rappresenta un’azione e per disegnarla occorre servirsi di un simbolo, cioè di un disegno che ha un significato socialmente condiviso.
I nomi di cosa di persona o di animali invece si chiamano argomenti e si posizionano negli altri quadrati per creare le frasi.
Affiancando due cerchi collegati da particolari simboli è possibile creare proposizioni coordinate e subordinate rappresentando così graficamente altre funzioni e altre parti del discorso altrimenti oscure a chi non conosce la lingua.