Fra gli artropodi gli insetti sono sicuramente gli organismi a diffusione
più ampia, quindi anche i più adatti ad investire il ruolo di bioindicatori.
Già nell'ottocento il lepidottero Biston betularia fu studiato in
Inghilterra come organismo sensibile all'inquinamento da polveri di carbone per
il suo melanismo industriale ( popolazioni con melanismo differente
avvantaggiate o svantaggiate dagli effetti dell'inquinamento sull'ambiente).
Attualmente gli insetti più studiati per il monitoraggio ambientale sono le
api, che possono considerarsi sia bioindicatori che organismi test. Esse vengono
soprattutto impiegate per rilevare la presenza di metalli pesanti (come il
piombo) oppure di pesticidi. Alcuni studi hanno infatti dimostrato come il miele
prodotto da api che avevano bottinato in ambiente urbano abbia un contenuto di
piombo 80 volte maggiore rispetto a quello prodotto in aree non urbanizzate.
Le api possono inoltre svolgere il ruolo di organismi indicatori-accumulatori
perché, portando il nutrimento alle larve dell'alveare, determinano un accumulo
di sostanze tossiche proprio in queste ultime, che divengono così ulteriori
attendibili indicatori di metalli presenti nell'ambiente, anche in
concentrazioni bassissime, ma che, accumulati nelle larve, sono più facilmente
individuabili. Grazie all'uso delle api vengono create le carte di
salubrità ambientale, che si basano sui dati forniti dal monitoraggio delle
api.. [I1] [I2]
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