LA ZOOLOGIA FANTASTICA LEGATA AL MARE
Uno dei mari più popolati di mostri è il Mediterraneo. Basta seguire le vicende di Ulisse per rendersene conto: nel suo viaggio di ritorno ad Itaca l'eroe dovrà superare ben tre temibili ostacoli, quali Scilla, Cariddi e le sirene.
La mitologia vuole Scilla e Cariddi dirimpettaie presso lo Stretto di Messina , la prima sul lato della costa calabrese, la seconda da parte sicula. Quasi certamente, queste figure impersonificavano due delle maggiori insidie legate alla navigazione: le correnti che spingevano le navi contro le rocce costiere ed i vortici in grado di risucchiare le malcapitate imbarcazioni. E infatti, mentre Scilla dimora su di una alta rupe, Cariddi si trova nel fondale: l'una inghiotte con le vorticose correnti, l'altra ghermisce i marinai che impunemente si avvicinano troppo alla costa.
Mentre il mostro Cariddi [E1] [F1] [S1] pare sia caduto dall'Olimpo per eccessiva voracità, la vicenda di Scilla [E2] [F2] ci riporta a storie di amori e gelosie: bellissima ninfa un tempo, la giovane fu trasfomata dalla gelosa Circe in un'orrida bestia, con dodici piedi e sei teste,a sua volta ciascuna dotata di tre file di denti. Atterrita per la metamorfosi subita, si racconta che abbia cercato rifugio nello stretto messinese dove gli dei l'avrebbero trasformata in scoglio. Ma come spesso accade, il dolore di tanto in tanto si fa vivo più acerbo che mai, così non è raro che, durante le tempeste, si oda il ruggito delle onde alzarsi come un lamento doloroso dalle rocce.
Ben più dolce e soave è il canto delle sirene [I1] [E3] [F3] [F4] [S2] . Nell'immaginario comune, le sirene sono donne bellissime con la coda di pesce. In realtà questa versione è piuttosto tarda, essendosi affermata solo intorno al II secolo d.C. circa. In origine, infatti, le sirene erano bellissime fanciulle amiche di Proserpina. Il rapimento di quest'ultima, ad opera di Ade, coincide con il momento della loro metamorfosi, sia nella versione che le vorrebbe vittime della vendatta di Demetra, madre di Persefone, per non aver aiutato la figlia, sia che siano state le stesse Arpie a chiedere le ali per cercare l'amica rapita. Qualunque sia la tradizione scelta è da questo momneto che le sirene diventano grandi uccelli con busto e testa di donna, e voce tanto divina ed irresistibile da portare i marinai a gettarsi in mare e, qui, perire. Molto di queste creature ricorda la Sfinge, e non si tratta solo delle fattezze: ad unirle è il comune destino di una legge che le condanna alla morte, le une gettandosi nell'acqua e l'altra dalla rupe,non appena qualcuno avesse superato la prova imposta. Ma Ulisse, come prima ancora Orfeo nel viaggio con gli Argonauti, ed Edipo non hanno vinto l'oblio del tempo e lo scorrere dei secoli per nulla. La natura ibrida donna-uccello caratterizza anche le arpie [F5] [E4] [S3] [S4] , mostri femminili con busto, testa e braccia di donna, e corpo di uccello. Secondo quanto riportato nella Teogonia di Esiodo vivrebbero nelle Strofadi , isole dello Ionio. Pur non essendo creature legate direttamente all'acqua, rappresentavano la furia delle tempeste che si accanivano sui marinai, e i loro nomi sono in tal senso, emblematici: Aella - la tempesta, Celeno - l'oscura, Ocipete - che vola veloce. Leggende più tarde narrano di come le arpie rapiscano le anime e le portino nel regno dei morti.
Accanto alle creature rese ibride dalla commistione donna-uccello, si collocano quelle risultanti dalla mescolanza donna-serpente. L'esempio più emblematico è l'idra [E5] [E6] [F6] . Il suo albero gealogico copre molta della zoologia fantastica: figlia di Echidna (a sua volta donna dalla cintola in su e serpe per la parte inferiore del corpo) e Tifone, è altresì sorella di Scilla, del Cerbero, della Chimera, di due differenti draghi oltre che del cane Ortro. Mostro dal corpo di serpente e dal fiato velenoso (la si associava alla malaria che infestava il bosco e le paludi di Lerna), aveva cento teste secondo alcuni,e solo nove attenendosi alla tradizione più accreditata. Di queste una era immortale,mentre le le altre, se tagliate, ricrescevano doppie.
Il Leviatano
Chi mai lo ha assalito e si è salvato?Nessuno sotto questo cielo. Non tacerò la forza delel sue membra: in fatto di forza non ha pari [..] il suo dorso è a lamine di scudi [...]il suo starnuto irradia luce e i suoi occhi sono come le palpebre dell'aurora. Dalla su abocca partono vampate, sprizzano scintille di fuoco. Il suo fiato incendi acarboni e dalla bocca gli escono fiamme. [...] Il suo cuore è duro come pietra, duro come la pietra inferiore della macina [...]Lo teme ogni essere più altero, egli è il re su tutte le fiere più superbe . (Giobbe 40, 20-28)
Il Leviatano [E7] è un mostro che appartiene a pieno titolo alla tradizione biblica. Fu creato da Dio prima ancora dell'uomo, e fu dotato di mole e forza smisurate. Le scaglie che ne ricoprono il corpo, il fumo e le fiamme che fuoriescono da bocca e dalle nari richiamano il drago, ma la descrizione di Giobbe sembra rimandare anche al coccodrillo. Altri particolari si aggiungono al quadro: crudele e spietato re delle creature marine, è tanto grande da far ribollire la superficie del mare con il solo movimento;in preda all'ira può anche ingoiare il sole e provocare, così, le eclissi. Il buio provocato dal fenomeno di oscuramento del sole è un po' quello del male, raffigurato in questo caso nel Leviatano e nella sua lotta a fianco delle forze maligne. Leviatano è anche il titolo di un'opera politica che risale al 1651 del filosofo T. Hobbes [E8] . In un momento in cui l'Inghilterra (patria del pensatore) si trovava ad essere dilaniata da lotte intestine, Hobbes propone un modello politico in cui lo stato si ponga al di sopra dei particolarismi individuali e di classe, uno stato che, al pari del biblico mostro, garantisca pace e tranquillità. In questo disegno gli uomini diventano sudditi e cedono allo Stato assoluto tutti i loro diritti; pena: il ritorno allo stato di natura, ossia alla vittoria della dimensione ferina, secondo il principio per cui l'uomo è un lupo per gli altri uomini.
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