Miti e leggende di Luca La Grotta (lucalagrotta@infinito.it), Matteo Leonardi (aleonardim@tiscalinet.it), Cristina Merchiori (severnaja@libero.it), Elisa Rossi (elisaros2006@libero.it), Claudia Scaglia (siscla@libero.it).

MITOLOGIA CLASSICA: MITI SU SENTIMENTI E PASSIONI DEGLI DEI


Secondo i Greci, su tutti gli esseri viventi e sugli stessi dei regna incontrastata un'entità arcana e potentissima, superiore ad ogni altra cosa: il Fato [I1], rappresentazione della necessità ineluttabile delle cose, cui neppure gli dei dell'Olimpo possono sottrarsi.
Il Fato è anche l'unico dio privo di volto umano: le altre divinità del mondo classico sono infatti antropomorfe, cioè tradizionalmente rappresentate con caratteristiche simili a quelle umane, non soltanto nell'aspetto, ma anche nei sentimenti e negli atteggiamenti. In altri termini, gli dei del mondo greco-romano condividono con gli esseri umani passioni, virtù, qualità positive, ma anche vizi, difetti e bisogni; in sostanza, solo l'immortalità e i poteri soprannaturali li rendono differenti dall'uomo.
Come si è visto, ogni divinità possiede particolari prerogative e poteri, ma solo limitatamente a quegli aspetti del mondo e della vita che rientrano sotto il dominio delle sue specifiche competenze.
Pur essendo superiori all'uomo e per questo oggetto di venerazione, le divinità olimpiche sono agitate da passioni al pari degli esseri umani: in maniera del tutto simile a uomini e donne amano, odiano, manifestano invidia, gelosia o disperazione e partecipano attivamente alle vicende umane, come mostrano i molti miti che hanno appunto per protagonisti esseri divini.
Molti di questi miti sono legati a storie d'amore: gli dei si innamorano talvolta di altri dei (Efesto [F1] si invaghisce di Atena [F1] e, ingannato da Poseidone, tenta di violentarla; Ade rapisce la nipote Persefone [E1], figlia di sua sorella Demetra, portandola con sé nel regno dei morti [F1] [S1]; Afrodite tradisce il marito, il deforme Efesto, col più prestante Ares, ma gli amanti vengono smascherati dal dio del fuoco ed esposti allo scherno degli altri dei [E1]), più spesso di ninfe, eroi/ eroine o di semplici esseri umani (e si potrebbe addurre ad esempio la lunga serie degli amori di Zeus [E1], spesso accompagnati da metamorfosi del dio, che diviene pioggia d'oro per sedurre Danae [E1], toro per rapire Europa [I1] [E1], cigno per unirsi a Leda [E1] [F1] e generare la splendida Elena [F1] [E1] [E2], la cui bellezza secondo Omero fu causa della guerra di Troia; l'elenco delle relazioni adulterine del sommo dio potrebbe continuare ancora a lungo: la massima divinità olimpica, suscitando le ire di vendetta della legittima sposa Era, si invaghì infatti di uno sterminato numero di dee, ninfe, fanciulle, giovani donne e persino di fanciulli, come Ganimede [E1] [S1]).


Si è accennato alle trasformazioni di Zeus, pronto ad assumere sembianze diverse pur di soddisfare i propri appetiti erotici; splendidi miti di metamorfosi [I1] [E1] [E2] sono pure quelli che hanno per protagonisti Apollo e Dafne (infelice fanciulla che, insidiata dal dio del sole, preferì tramutarsi in lauro piuttosto che cedere alle profferte del suo inseguitore [I1] [E1]), Venere e Adone (bellissimo giovane amato dalla dea dell'amore, da lei tramutato in fiore in seguito alla prematura morte in un incidente di caccia [E1] [E2]), Amore e Psiche [F1] (vicenda dai connotati simbolici e dai contorni fiabeschi [E1], in cui Venere appare come una divinità capricciosa e crudele, che mette alla prova la giovane amata da Amore: Psiche [E1] [E2] [F1] dovrà superare molti ostacoli prima di potersi ricongiungere al suo amato; il mito, a lieto fine, si conclude con l'apoteosi dell'eroina, accolta in cielo fra gli dei dell'Olimpo [E1] [S1]).
Molti miti greci di trasformazione ci sono pervenuti attraverso le versioni di autori latini, che li risistemarono e li trascrissero molti secoli dopo la loro primitiva elaborazione (è il caso di Ovidio [E1], che nelle sue Metamorfosi [E1] [E2], monumentale poema scritto agli inizi del I secolo d.C., raccolse più di duecento miti aventi come filo conduttore le prodigiose trasformazioni subite da esseri viventi e inanimati; altro poeta delle trasformazioni fu Apuleio [E1], autore di un'opera più tarda intitolata Le Metamorfosi o L'asino d'oro, che contiene il racconto della vicenda di Amore e Psiche [F1]). La distanza temporale intercorsa tra la genesi di tali miti (tramandati, come si è detto, in forma orale) e la loro trascrizione letteraria ha fatto sì che alcuni significati e valori simbolici mutassero ed altri andassero, almeno in parte, irrimediabilmente perduti.
Tuttavia il fascino che emana da tali miti è in grado di avvincere ancora oggi noi lettori moderni, e nel corso dei secoli le vicende narrate dagli autori cui si è accennato hanno ispirato a svariati artisti la produzione di opere immortali.


In molti casi gli dei appaiono terribili nelle loro vendette e comminano agli umani punizioni crudeli: è il caso di Atena, che punisce la povera Aracne, fanciulla mortale che aveva avuto l'ardire di sfidarla nell'arte della tessitura, con un'orribile metamorfosi in ragno [I1] [E1] [E2]; tremenda appare anche la punizione inferta da Zeus al titano Prometeo [E1], incatenato per tutti i tempi a venire a una roccia esposta al gelo e alle intemperie, con le viscere rose da un uccello rapace per aver osato donare il fuoco agli uomini, sue creature [F1]; Giove e Mercurio mostrano invece benevolenza nei confronti di Filemone e Bauci [F1] [E1], un'anziana coppia di coniugi che, nonostante la povertà, tiene fede al sacro dovere dell'ospitalità offrendo cibo ed alloggio ai due dei giunti in veste di mendicanti; allo stesso tempo i due dei puniscono duramente l'empietà dei vicini, che si erano rifiutati di accogliere nelle proprie case i divini viandanti.
Altro mito che mette in evidenza le motivazioni (spesso futili) dell'ira degli dei è quello legato al giudizio di Paride [F1] [F2]. Durante il banchetto nuziale di Peleo e Teti [F1], Eris [E1] (la dea della discordia), adirata per non essere stata invitata alle nozze, gettò su un tavolo un pomo d'oro che recava la scritta "Alla più bella". Subito sorse una disputa tra Era, Atena ed Afrodite per il possesso dello splendido frutto. Zeus affidò al principe troiano Paride [E1] [F1], figlio di Priamo, il compito di dirimere la difficile questione. Ciascuna delle tre dee cercò di blandire con lusinghe il giovane giudice, per influenzare il verdetto finale: Era promise a Paride potere e ricchezze, in cambio della vittoria; Atena gli propose somma sapienza e invincibilità in guerra; Afrodite dapprima affascinò il principe, poi gli offrì l'amore di Elena, la più bella fra le mortali. La dea della bellezza prevalse sulle rivali, e proprio dal rapimento di Elena (sposa del re di Sparta Menelao) trasse origine la lunga e sanguinosa guerra di Troia [F1] [F2] [E1] .

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