Miti e leggende di Luca La Grotta (lucalagrotta@infinito.it), Matteo Leonardi (aleonardim@tiscalinet.it), Cristina Merchiori (severnaja@libero.it), Elisa Rossi (elisaros2006@libero.it), Claudia Scaglia (siscla@libero.it).

DIVINITA' GRECO-ROMANE


Gli antichi Greci adoravano molti dei e non esitavano ad assorbire elementi (divinità, riti, forme di culto) dalle popolazioni che vivevano ai confini del loro mondo. Il politeismo greco [S1] era essenzialmente un sistema aperto a modificazioni, adattamenti e aggiunte: così, ad esempio, la dea orientale Astarte [I1] [E1] si trasformò in Afrodite [I1] [E1], mentre il giovane fanciullo Adone [E1] [E2] [E3] [F1] [S1], da lei amato [E1], riecheggiava, anche nel nome, un'antica divinità asiatica legata all'alternanza delle stagioni; Artemide [E1] era in origine una divinità orientale del mondo animale; Eolo [E1] [I1], il dio dei venti della tradizione omerica, era anch'esso il risultato di un adattamento [E1], e così via.
Queste continue riprese e trasposizioni erano rese possibili dal fatto che la religione greca [E1], a differenza delle grandi religioni monoteistiche del Mediterraneo (prima tra tutte l'Ebraismo) non si fondava su alcuna rivelazione "positiva" direttamente concessa dalla divinità agli uomini e codificata in un Libro sacro: le storie degli dei venivano trasmesse oralmente attraverso le narrazioni mitiche.
Non esistendo testi sacri, non esisteva nel mondo greco un gruppo di interpreti specializzati nell'esegesi di tali testi: in genere, l'interpretazione di messaggi divini (tranne rare eccezioni, rappresentate dagli oracoli [F1]) rimase appannaggio di poeti e artisti. A differenza di quanto avveniva presso le popolazioni mesopotamiche o in Egitto, nell'antica Grecia non c'è mai stata una casta sacerdotale permanente e professionale: in teoria qualsiasi cittadino poteva essere eletto a svolgere l'incarico di allestire cerimonie religiose, e tale compito era in linea di massima considerato del tutto simile a quelli affidati alle varie magistrature cittadine.
L'elasticità e la ricettività della religione greca hanno fatto sì che non vi fossero dogmi di fede di cui si dovesse imporre e sorvegliare il rispetto, e la cui trasgressione desse luogo ad eresia ed empietà.


Allo stesso modo, anche i Romani hanno recepito dai Greci gran parte dei loro dei [E1] [F1]: alcune divinità ripresentano semplicemente, sotto nomi diversi, le stesse caratteristiche ed attribuzioni (è il caso di Giove/Zeus, di Giunone/Era e di molti altri [E1] [E2]); in altri casi sono presenti lievi adattamenti o vengono aggiunti nuovi miti (come quelli relativi alla fondazione di Roma [E1] o alla cacciata dell'ultimo re Tarquinio il Superbo [I1]).


Passeremo in rassegna, qui di seguito, le principali divinità del Pantheon greco [E1] [F1] [S1]: per ciascuna divinità verrà indicata anche la corrispondente denominazione latina [E1], e verranno brevemente descritti alcuni caratteri essenziali [E1] [F1].
Zeus [E1] [F1] (per i Romani Giove), come già si è avuto modo di dire è considerato il padrone supremo del mondo, signore del cielo, della folgore splendente e di tutti i fenomeni celesti. Dopo aver sconfitto il padre Crono, dalla cima del monte Olimpo [E1] (dimora degli dei, secondo la tradizione greca) regna sugli altri dei, sugli uomini e su tutto l'universo. Zeus è il garante dell'ordine cosmico e della vita umana, il protettore dei patti, dei giuramenti e degli ospiti. Tuttavia, nonostante tali caratteristiche positive, la somma divinità del Pantheon greco è ben lontano dall'essere un dio perfetto e onnipotente: è spesso capriccioso e talvolta crudele, e intreccia con dee, ninfe e mortali [I1] [E1] innumerevoli relazioni amorose adulterine, suscitando le ire della moglie Era [E1] [F1] [F2].
Quest'ultima (identificata dai Romani con Giunone), sorella e moglie di Zeus, è una divinità potente e vendicativa, signora del cielo e regina degli dei, nonché protettrice delle nozze e dei vincoli. Gelosissima del marito, a cui rimprovera le numerose scappatelle amorose, tutela l'integrità della stirpe divina.
Figli di tale coppia sono Ares [E1] [F1] [F2] (Marte [F1]), il terribile dio della guerra, inviso agli uomini e odiato dai suoi stessi genitori, ed Efesto [E1] [F1] [F2] (Vulcano [F2]), orrendo e storpio dio del fuoco e dei metalli, protettore delle arti manuali e patrono degli artigiani. Secondo la tradizione, dimora del secondo era un antro all'interno del monte Vulcano, nell'isola omonima dell'arcipelago delle Eolie; là, nella sua stridente fucina, il dio deforme fabbricava continuamente armi e gioielli per dei ed eroi.
Moglie di Efesto (e amante di Ares [E1]) è Afrodite [E1] [F1] [F2] (Venere [F1]), splendida dea della bellezza e dell'amore, della cui nascita dalla spuma del mare (in greco àphros [I1]) già si è avuto modo di dire.
Altre divinità olimpiche sono i gemelli Apollo [E1] [F1] [F2] e Artemide [E1] [F1] (Diana), nati dall'unione illegittima di Zeus con Latona [E1] e tradizionalmente collegati all'universo giovanile. Il primo è il dio del sole, della luce e della verità, protettore dei giovani uomini. Rappresentato come un atleta e un suonatore di lira (lo strumento a corda con il quale i Greci erano soliti accompagnare il canto melodico) era anche il nume tutelare delle arti e della musica. La sorella è invece la dea della luna e della caccia, protettrice delle giovani fanciulle, tradizionalmente rappresentata come una vergine selvaggia e scontrosa, talvolta terribile e vendicativa.
Altra dea-fanciulla è (Pallade) Atena [E1] [F1] [F2] (per i Romani Minerva), detta appunto parthenos cioè 'vergine', dea della saggezza, della prudenza e della sapienza, protettrice della città di Atene. Secondo un mito assai noto e rappresentato in svariate pitture vascolari, tale dea sarebbe emersa, già perfettamente formata e armata di elmo, scudo e lancia, dalla testa di Zeus [F1]. Il concepimento sarebbe invece frutto di un ennesimo adulterio di Zeus, quello consumato con Metis [E1] [E2], personificazione della sapienza, successivamente inghiottita (e quindi incorporata) dal divino amante. Oltre alle armi (che ne fanno una divinità guerriera), suoi attributi simbolici sono la civetta e l'olivo. Oltre alla somma sapienza, la dea può vantare anche una straordinaria perizia tecnica nelle arti e nei lavori manuali, come la tessitura e l'addomesticamento dei cavalli.
L'astuzia (più che la sapienza) è attributo anche di Ermes [E1] [F1] [F2] (Mercurio [F1]), figlio di Zeus e di Maia [E1], rapido messaggero degli dei, munito di elmetto alato, ali ai piedi e bastone con serpenti attorcigliati ("caduceo"), incaricato anche di accompagnare le anime dei defunti nell'aldilà, dove regna Ade [E1] (latinamente Plutone), fratello di Zeus, dio degli inferi e rapitore di Persefone [E1] [F1] [F2] (Proserpina), l'amata figlia di Demetra [E1] (Cerere), dea dei campi e delle messi.
Altro fratello di Zeus è Poseidone [I1] [E1] [F1] (chiamato dai Romani Nettuno), dio del mare e dei terremoti, che con il suo tridente fa tremare la terra e scatena tempeste marine, terrorizzando gli uomini. Potente e vendicativo, a lui ci si rivolgeva per avere salva la vita nelle traversate per mare. A causa del terribile dio del mare, Ulisse fu costretto a vagare per dieci anni nel Mediterraneo prima di poter tornare a Itaca. Poseidone, già venerato in epoca minoico-micenea, è tra le divinità più antiche, come pure Estia [E1] [F1] (per i Romani Vesta), altra sorella di Zeus, casta dea del focolare privato della famiglia e protettrice del focolare pubblico dello Stato.
Invocata in tutte le preghiere prima dei pasti comuni, in questo venne ad un certo punto sostituita da Dioniso [E1] [F1] [F2] (Bacco), dio del vino, dell'euforia e dell'ebbrezza, protettore del banchetti e dei sentimenti sfrenati. Il mito narra che sarebbe stato concepito da Zeus con Semele [E1] [E2], bellissima figlia di Cadmo [E1] e Armonia [E1], alla quale il sommo dio aveva promesso di esaudire ogni suo desiderio. Era, scoperto il tradimento del marito, aveva fatto in modo che la fanciulla desiderasse di vedere Zeus nella forma in cui egli si manifestava alla legittima consorte. Il dio, costretto suo malgrado a tener fede alla promessa fatta all'amata, le apparve così circondato da fulmini e saette, e la poverina, al sesto mese di gravidanza, rimase incenerita. Zeus riuscì a salvare almeno il nascituro, che nascose in una sua coscia e diede infine alla luce.
Molto affascinante e carica di connotazioni simboliche è anche la genealogia di Eros [F1] (Cupido), della quale esistono tuttavia numerose (e discordanti) versioni. Secondo un mito probabilmente molto antico, egli sarebbe figlio della Notte e del Vento, concepito nell'Oscurità agli albori del mondo (Eros è detto anche Protogonos, 'primo nato') e nato da un Uovo d'argento deposto dalla dea Nyx. Ermafrodito dalle ali d'oro, il figlio della Notte era detto anche Fanete, 'il risplendente', e rappresentava la forza fondamentale dell'universo, che genera coesione e garantisce la continuità delle specie.
Altre versioni del mito lo indicano invece come figlio di Zeus, oppure di Afrodite (in questo caso gli vengono attribuiti diversi padri, tra i quali Ares ed Ermes), o di altre divinità ancora.
Un'interpretazione filosofica del mito di Eros (riportata nel Simposio [I1] [S1] di Platone [I1] [S1]), lo vorrebbe invece figlio di Poros [E1] ('ricchezza'o 'espediente') e di Penìa [E1] ('privazione' o 'povertà'), e perciò collocato in uno spazio intermedio tra la mancanza ed il possesso di sapere [F1].

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