I licheni sono una simbiosi mutualistica tra un fungo ed un'alga talmente
uniforme tale da farli considerare come una struttura biologica unitaria. Dal
punto di vista ecologico i licheni possono essere trattati come un
microecosistema parziale, nel quale esiste il produttore, l'alga, ed il
consumatore, l'eterotrofo fungino. In questa associazione l'alga fornisce al
fungo i prodotti della fotosintesi, mentre il fungo procura all'alga sostanze
minerali e soprattutto acqua per il processo fotosintetico. [I1]
[I2] [F1]
[E1] [S1]
[S2]
I licheni sono ottimi bioindicatori per diversi motivi:
- hanno una crescita prolungata nel tempo e molto lenta, consentendo un
monitoraggio su larga scala temporale
- assorbono le sostanze dell'atmosfera e le accumulano
- resistono agli stress ambientali sia idrici che termici
- hanno una grande sensibilitā nei confronti degli agenti inquinanti, anche
a basse concentrazioni
Le prime ricerche sui licheni come bioindicatori vennero compiute nel XIX
secolo e furono probabilmente i primi rilievi di biomonitoraggio; in particolare
nel 1859 in Inghilterra e nel 1866 in Francia, furono registrate diminuzioni
nella popolazione dei licheni nei centri urbani.
Soprattutto gli epifiti [I1]
[I2]
possono essere utilizzati come bioindicatori, per i diversi effetti degli
inquinanti su crescita, colore ed aspetto del tallo, e come bioaccumulatori [I1]
[I2] [F1]
[E1] [S1]
, grazie alla loro longevitā.
Questi organismi mostrano una grande sensibilitā all'anidride solforosa e a
vari metalli, tra cui il piombo, che spesso manifestano un'azione sinergica con
la SO2.
Basandosi sul numero, frequenza e tolleranza dei licheni agli inquinanti
presenti in un'area circoscritta, nel 1964 venne proposto da alcuni ecologi
svizzeri l' I.A.P. (Index of Atmospheric Purity) [I1]
[E1]
; esprimendo questo indice si ha:
I.A.P. = n/100 S
Q f1
dove:
n č il numero delle specie di licheni prese in considerazione
Q č il fattore di tossitolleranza
f1 indica la combinazione di frequenza e copertura della specie
(i-esima)