IL MITO: DEFINIZIONE, CARATTERISTICHE E VALENZA FORMATIVA
Che cos'è il mito? [E1] [E2] [E3]
Il termine "mito" deriva dal greco mythos, che significa 'parola, racconto' [E1] [F1] [F2] [S1].
Nel linguaggio comune la parola "mito" indica qualcosa di favoloso o di irraggiungibile, che viene in qualche modo amplificato e allontanato dal reale: si pensi ad espressioni come 'il mito dell'infanzia', 'il mito dei Beatles', 'il mito del progresso', ecc.
Nel suo significato primario tale termine rinvia invece al potere sacrale della parola (che dice, comunica, narra e, raccontando, crea mondi), e alle origini stesse dell'umanità. Non appena gli uomini hanno iniziato a comunicare tra loro, hanno cercato di usare la parola per raccontare e per fornire, attraverso il racconto, spiegazioni e insegnamenti relativi al proprio mondo e alle proprie esperienze, elaborate sotto forma di miti e di leggende.
Il mito si distingue dalla leggenda [S1] [E1] per la sua dimensione universale: infatti, mentre quest'ultima è per lo più limitata ad un ambito locale o comunque più ristretto, e spesso prende spunto dalla trasfigurazione in chiave fantastica di vicende reali (ad esempio eventi storici, biografie di personaggi d'eccezione e così via), il primo assume solitamente una valenza più vasta. Le narrazioni mitiche cercano di spiegare il perché delle cose che accomunano l'umanità intera (ad esempio i fenomeni naturali, la vita e la morte, i sentimenti), in molti casi intrecciandosi con la religione [E1] [S1].
Diversa dal mito è pure la fiaba [E1], che pure condivide col primo alcuni elementi (ad esempio, il fatto che gli eventi narrati siano collocati in un tempo lontanissimo e indeterminato, il classico c'era una volta...; il fatto che personaggi e ambienti siano sovente fantastici e irreali, appunto "fiabeschi"; il valore simbolico di alcune vicende). Nella fiaba tuttavia, a differenza di quanto avviene nel mito, il finale è solitamente lieto e la caratterizzazione dei personaggi e delle loro passioni è meno ricca e complessa; manca del tutto, inoltre, il legame con le credenze scientifiche e religiose che caratterizza in origine il mito.
Legata al mito è la nozione di "mitologia", [F1] [I1] ovvero di 'discorso sui miti', nella duplice accezione di 'complesso dei miti propri di una determinata civiltà' e di 'studio dei miti, della loro origine e dei loro significati in rapporto con la cultura di un popolo'.
Riecheggiando una significativa definizione platonica, nel termine "mitologia" è possibile distinguere due elementi: il mythos, inteso appunto come 'parola, discorso', e il logos, ovvero la 'argomentazione razionale' che sul racconto si fonda.
La mitologia, per i popoli che hanno costruito su di essa la propria identità culturale, ha il significato primordiale di dire (e cioè di descrivere, rappresentare, ecc.), attraverso un testo narrativo, il reale conosciuto. Il mito è, in origine, un mezzo per "significare" le cose; solo successivamente diviene un enorme deposito di narrazioni, situazioni e personaggi cui si può fare riferimento anche in ambito letterario.
I miti appartengono al patrimonio collettivo dei popoli: sono "luoghi" esemplari della cultura, espressioni archetipe, tipologie (anche sociali) dense di riferimenti culturali, religiosi, morali e sociali.
Ogni civiltà umana [E1] (dai Sumeri [I1] [E1] [E2] [E3] [E4] agli Assiri [E1], dagli Egizi [E1] [E2] [E3] [F1] ai Persiani [I1] [E1] [F1], fino ai Greci [E1] [E2] e ai Romani [I1] [E1], per limitarci alla sola area intorno al bacino del Mediterraneo [F1]), fin dai tempi più antichi ha elaborato un vasto patrimonio di miti, narrazioni solo in apparenza fantastiche e fiabesche, in realtà dotate di una loro verità profonda, spesso celata (almeno per noi) dietro immagini e simboli. I miti riflettono i valori, la mentalità e la cultura dei popoli che li hanno prodotti, e sono pertanto in grado di darci un'idea della visione del mondo elaborata da tali popoli.
Caratteristiche del mito
I miti compaiono agli albori del mondo come narrazioni orali, tramandate da una generazione all'altra da coloro che erano incaricati di custodire i valori profondi di un popolo (solitamente i sacerdoti, in alcuni casi gli artisti o i poeti). Solo in un secondo momento (quando ormai, passando da un narratore orale all'altro, avevano subito varie trasformazioni, ed erano andate progressivamente perdendo il proprio carattere sacrale) tali narrazioni vennero messe per iscritto da uno o più autori: per questo motivo non di rado capita di trovare più versioni di uno stesso mito [E1], talvolta discordanti tra loro.
Al di là delle differenze locali legate ai diversi ambienti e alle specifiche condizioni di vita delle civiltà antiche (civiltà marittime vs. popoli dell'entroterra; popolazioni nomadi vs. sedentarie; civiltà contadine vs. popolazioni urbane, ecc.), etnologi ed antropologi hanno riscontrato straordinarie somiglianze tra miti elaborati da popoli geograficamente e culturalmente molto distanti tra loro [E1] [E2]: temi ricorrenti sono ad esempio quello del diluvio [E1], della creazione del mondo, dell'uomo e degli esseri viventi [I1] [I2] [F1], delle lotte fratricide per ottenere il potere [E1] [E2] [I1] [I2] [I3] [E3]. Molto frequenti, e diffusi in civiltà diverse, sono anche i miti legati ad un figlio che combatte contro il padre per usurparne il trono, o i miti dell'oltretomba [I1], legati al culto dei morti.
Le tematiche più ricorrenti appaiono dunque legate ai grandi interrogativi esistenziali (miti sull'origine dell'universo o dell'uomo), al concetto di ribellione al potere (lotta contro un tiranno, uccisione del padre, ecc.) o a catastrofi naturali (diluvio e simili) che portano alla distruzione del vecchio ordine, e quindi alla trasformazione o alla rinascita di una civiltà.
Oltre alle somiglianze tematiche, le narrazioni mitiche presentano altri tratti comuni in grado di superare le distanze geografiche e temporali esistenti tra i popoli che le hanno elaborate:
- i protagonisti del mito sono generalmente dei [I1] [F1] [F2] od eroi [I1] [F1] [F2], esseri soprannaturali dotati di straordinari poteri;
- gli eventi narrati sono collocati in un tempo remoto, indeterminato, anteriore alla nascita della storia (riprendendo una defizione del critico russo Michail Bachtin, potremmo definirlo un "passato assoluto"), cosicché il racconto assume un valore perenne, di eternità (frequente è, peraltro, il ripetersi ciclico degli eventi);
- le vicende si svolgono per lo più all'aperto, entro paesaggi ameni e incontaminati descritti in maniera immaginifica, con termini fortemente evocativi; più di rado compaiono ambienti chiusi come regge, palazzi, dimore di dei, recessi del mondo ultraterreno;
- nel racconto compaiono sovente formule fisse ed espressioni stereotipate e ripetitive (ad esempio l'Aurora dalle rosee dita, Apollo dai lucenti riccioli d'oro, ecc.), che rimandano all'origine orale di tali narrazioni e al loro carattere rituale;
- il linguaggio è solitamente caratterizzato da una forte concretezza, data dalla presenza di immagini molto vivide e corpose e di esempi di immediata evidenza.
Molti miti, tramandati solo in forma orale, sono andati perduti: ben poco è giunto fino a noi del vasto repertorio mitologico ascrivibile ad un orizzonte culturale che andava dall'India e dall'Asia centrale fino alla Persia, dal mondo germanico e celtico antico fino ai limiti della Grecia, della penisola italica e dell'Africa settentrionale.
La cosiddetta mitologia classica [E1] [S1] non è che una minima parte di un immenso patrimonio di narrazioni orali elaborate nel corso dei millenni: tale minima parte ci è nota, peraltro, soltanto attraverso la rielaborazione letteraria operata dagli autori greci e latini che per primi la vollero mettere per iscritto.
Da quali esigenze nasce?
Il mito nasce dall'esigenza profonda (che gli esseri umani da sempre hanno avuto) di rispondere alle grandi domande sulle origini dell’universo e dell’umanità (miti di “cosmogonia” [I1], ovvero ‘sulla generazione del cosmo’), sulla natura [I1] (astri, alternanza delle stagioni, alba e tramonto, buio e luce, fenomeni naturali quali vento, tuoni e fulmini), sulla vita e sulla morte, sul dolore, sul destino, sui sentimenti, ecc.
Gli uomini dell'antichità ancora non possedevano gli strumenti scientifici o filosofici per dare una risposta a tali interrogativi: ecco dunque che le ipotesi sul perché delle cose si traducevano in narrazioni ricche di immagini e cariche di implicazioni simboliche, poi confluite nel complesso sistema dei miti.
La mitologia dunque (almeno in origine) rappresenta una sorta di "proto-scienza": è il modo in cui l'uomo cerca di spiegare il perché delle cose, siano esse elementi della realtà fenomenica, come la pioggia o le tempeste, o componenti (non visibili agli occhi ma altrettanto reali) dell'animo umano, come l'amore, l'odio, l'orgoglio (hybris [I1]) o il desiderio di vendetta.
A cosa serve?
La sterminata ricchezza ed il fascino delle narrazioni non deve farci cadere nell’errore di credere che i miti siano solo delle storie avvincenti create per divertire o intrattenere gli altri: il mito è molto importante, in quanto veicola i fondamenti morali e le credenze religiose su cui poggia la struttura sociale dei popoli dell’antichità [E1]. Le narrazioni mitiche contribuiscono a formare il patrimonio di credenze e di valori in cui un popolo si identifica, la cosiddetta “memoria collettiva". In questo senso, la mitologia è stata in primo luogo, per i popoli antichi, un mezzo di conoscenza del mondo e di trasmissione di credenze, ideali e princìpi etici.
Attraverso i miti, i popoli antichi riuscivano a codificare e a trasmettere conoscenze sul mondo e sull'uomo, credenze, princìpi morali, norme di comportamento: insomma, tutto ciò che era ritenuto importante per l'organizzazione, la sopravvivenza e la continuità della comunità.
Ancora oggi, i miti sono in grado di fornirci una grande quantità di informazioni riguardanti le civiltà che li hanno elaborati: ad esempio, dalle narrazioni mitiche possiamo ricavare notizie circa il tipo di ambiente in cui tali popoli vivevano (terrestre o marittimo, favorevole oppure ostile all'uomo), le strutture abitative (accampamenti mobili o insediamenti stabili; villaggi di capanne o città con templi e palazzi, ecc.), il tipo di organizzazione sociale (patriarcale o matriarcale, monogamica o poligamica), l'economia (agricola o pastorale, di sussistenza o mercantile, e così via), la vita quotidiana (tipo di abbigliamento, alimentazione, ecc.), la religione (credenze circa gli dei e gli uomini, usanze sul culto e sui riti, concezioni dell'oltretomba) e, soprattutto, la gerarchia dei valori su cui le popolazioni dell'antichità fondavano la propria esistenza (coraggio, forza fisica, bellezza e prestanza, ospitalità, ecc.).
Valenza formativa del mito
A livello di cultura scolastica, il mito può essere inteso, un po' riduttivamente, come "racconto intorno a dei, esseri divini, eroi e discese nell'aldilà": una definizione di questo tipo restringe il mito al livello di semplice narrazione fantastica, che può magari interessare o avvincere di per sé, ma non assume necessariamente una valenza formativa più ampia.
Si è già visto come invece la mitologia sia nata innanzi tutto per trasmettere dei valori, degli insegnamenti morali, e dunque rivesta, fin dalle sue remote origini, una funzione latamente "pegagogica".
Il mito non è necessariamente qualcosa di lontano e di estraneo: spesso riemerge prepotentemente in altri racconti a noi più vicini, in fiabe, poesie, romanzi, opere teatrali, trasposizioni musicali, cartoni animati, videogiochi o fumetti, spettacoli cinematografici o televisivi, immagini, modi di dire [F1] [E1] [E2], mode [I1] [S1]. Le civiltà moderne si nutrono di miti, continuamente ne creano e ne distruggono: in questo senso, lo studio dei miti antichi può ancora dirci qualcosa su di noi, sul nostro mondo, su "chi siamo" e "da dove veniamo" (anche se ovviamente la scienza, che è essa stessa un "mito" moderno, ha sfatato le ingenue credenze degli antichi sulle origini del mondo e degli esseri viventi e le immaginifiche spiegazioni mitologiche sui fenomeni naturali).
Nell'ambito dell'educazione letteraria, può essere interessante proporre in classe, fin dai primissimi anni di scuola [E1] [E2] [E3] [F1] [S1], narrazioni di miti presentate attraverso la viva voce dell'insegnante, chiedendo poi agli alunni di tradurre in forma grafica, mediante il disegno [I1], quanto hanno ascoltato, o (più avanti) di provare a raccontare/ rielaborare essi stessi tali narrazioni [E1], magari cambiando i personaggi in maniera tale da lasciare immutato il messaggio, o modificando gli elementi del mito cosicché l'interpretazione possa venire ribaltata.
Nella scuola secondaria (a partire dagli 11 anni di età), è possibile collegare in maniera più stretta lo studio dei miti a quello della storia; in ordini di scuola superiori (dai 15-16 anni in poi) potrebbe essere interessante mettere in luce le valenze filosofiche [I1], psicologiche [F1] [F2], etnologiche e antropologiche insite nello studio dei miti. La conoscenza del mito può diventare un valido strumento per la comprensione della storia, perché evidenzia, al tempo stesso, ciò che del passato c'è in noi e ciò che dal passato ci differenzia. Lo studio dei miti può servire altresì a far emergere la trama dei pensieri e dei sentimenti umani, e a riportare alla luce quelli che meglio caratterizzano la nostra civiltà.
Altri percorsi interessanti sono quelli che collegano il mito alle arti figurative [I1] [I2] [E1] [S1], alla musica, alla letteratura in senso lato (in quanto il mito da sempre è stato fonte di ispirazione per artisti, poeti e letterati di ogni tempo e di ogni luogo).
Possibili classificazioni dei miti
Un percorso didattico sul mito [I1] [E1] [S1] potrebbe prendere le mosse da quanto gli allievi già conoscono sull'argomento, magari attraverso fumetti, cartoni animati, fiabe o narrazioni di genitori o parenti più anziani: è probabile che il mito non sia del tutto estraneo all'esperienza e al patrimonio di conoscenze degli studenti, e sarebbe utile costruire interventi didattici che partano proprio da tali nozioni pregresse.
Si potrebbe quindi portare gli studenti (specie nella scuola superiore) a fornire, in maniera induttiva, possibili classificazioni dei miti. Le tassonomie potrebbero fondarsi, ad esempio, su criteri
geografici [E1] (miti greco-romani, nordici, orientali, africani, ecc.: su una classificazione di questo tipo si basano le partizioni generali del presente percorso);
tematici (miti della creazione dell'universo, degli dei, dell'uomo, degli esseri viventi; spiegazione mitica di fenomeni naturali, come la pioggia, il vento, i fulmini, ecc. o di eventi straordinari, come un diluvio, un terremoto o un'eruzione vulcanica; miti sulla condizione umana, come quelli che spiegano il perché della morte, o dei sentimenti e delle passioni che agitano il cuore dell'uomo);
interpretativi (miti "naturalistici", volti cioè a spiegare il perché di ciò che esiste in natura; miti "eziologici" [E1], che narrano le motivazioni all'origine di città, usanze, riti, ecc.; miti "storici", che, prendendo spunto da vicende realmente accadute, le ampliano, abbelliscono e trasformano; in quest'ultima accezione, il mito si intreccia con la leggenda),
o su altre tipologie ancora, elaborate di volta in volta sulla base del materiale mitico a disposizione.
La mitologia classica
Innumerevoli possono essere, dunque, le classificazioni e le applicazioni didattiche dei miti: proprio la sterminata estensione della materia porta inevitabilmente a dover compiere delle scelte.
In questa prima sezione del percorso, ci si concentrerà essenzialmente sulla cosiddetta "mitologia classica", elaborata dai Greci e successivamente ripresa e trasmessa fino a noi (con l'aggiunta di elementi autoctoni [E1]) dai Romani. In particolare, si prenderanno in esame più nel dettaglio i miti legati alle divinità olimpiche [E1] [F1] [F2] [F3] [S1] [S2]. E' bene sottolineare comunque che tale scelta (necessariamente arbitraria) lascia comunque aperta la possibilità di percorrere, nella pratica scolastica, altre vie: la maggior parte delle attività didattiche proposte è eventualmente applicabile, con opportuni adattamenti, anche a mitologie prodotte da altre civiltà e culture.
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