IMPORTANZA DELLE STRATEGIE DIDATTICHE PER UN FORMATORE:contesti e ambiti di intervento della figura
1)-INTRODUZIONE: le professioni della formazione vivono attualmente una fase di profonda trasformazione,sia nella scuola che nella formazione professionale [I1] [E1] [F1] [S1].I cambiamenti in campo economico e tecnologico hanno inciso in maniera determinante sui profili professionali e la formazione iniziale e continua vanno incontro a costanti riforme del curricolo [I1] [E1] [F1] [S1]. Le parti sociali operanti nella formazione professionale che sono responsabili delle decisioni devono seguire le frequenti oscillazioni nella domanda di mercato [I1] [I2].L’approccio delle Scienze dell’Educazione [I1] [E1] è particolarmente attento ai processi di “formazione-apprendimento” e al loro contributo nella maturazione di competenze esperte:le scienze educative possono aiutarci a comprendere il ruolo della formazione nell’accompagnare i cambiamenti in corso.Il comprendere e fornire una spiegazione dei fenomeni equivale a valutare;ci accostiamo dunque alla professionalità del consulente [I1]o del responsabile di formazione dal punto di vista che più gli attiene:la valutazione delle situazioni formative. Un apporto fondamentale delle scienze educative alla definizione di queste nuove professionalità è certamente quello della valutazione della formazione [I1] [I2]. A partire dagli anni Settanta,specie da noi in Italia,ha assunto come ruolo sempre più crescente la formazione legata all’introduzione delle nuove tecnologie,ormai indispensabili.Inoltre sono stati ritenuti importanti i processi legati allo sviluppo delle strutture della formazione.Infatti è sorta la diversificazione degli interventi formativi,che sono sempre meno identificabili nel rapporto d’aula tra formatore e allievi,a vantaggio di nuove formule più agili e partecipative,più tecniche,come i sistemi di formazione “in alternanza” [I1] [I2] o di apprendimento di una lingua straniera tramite dispositivi multimediali. In genere si può dire che,per ogni soggetto che lavora,e quindi anche per le varie figure di operatori della formazione,dall’insegnante,al formatore,al progettista di formazione,la professionalità è sempre,di fatto,nella realtà dell’organizzazione sociale e del lavoro [I1] [I2],anche quando se ne conosce e se ne definisce solo un mix,cioè un insieme organico di conoscenze e competenze culturali,di abilità tecniche,operative e organizzative,e di capacità gestionali e politiche [I1] [E1] [F1] [S1]. L’insegnante,il formatore ed il progettista posseggono di fatto competenze specialistiche disciplinari limitate e necessitano di maggiori competenze organizzative,gestionali e relazionali. La professionalità di questa figura è caratterizzata da conoscenze e abilità funzionali alla progettazione e alla valutazione dei progetti formativi.
2)-ANALISI DEI BISOGNI [I1] [E1] [F1] [S1]: è il primo momento in cui,operativamente,si esercita l’abilità del progettista di mantenere la fase iniziale di ogni corretta progettazione. Si tratta di un’unica fase che riguarda dei bisogni “oggettivi” e “soggettivi”,intendendo,coi primi,le necessità formative del “committente” e,con,i secondi, le necessità formative dei “soggetti” per i quali si appresta un intervento di formazione. E’ utopico,con l’attuale esplosione del business della formazione pensare che il formatore o il progettista di formazione stiano sempre,necessariamente dalla parte dei soggetti.Il problema più importante è capire le reali esigenze di chi programma e decide un’azione formativa e quelle dei soggetti cui essa viene offerta,per garantire una formazione di qualità,cioè una formazione che abbia successo. L’analisi dei bisogni di formazione,parte essenziale del lavoro del progettista,non si riduce né all’analisi organizzativa o all’elenco delle cose da imparare,né alla trascrizione del vissuto o della domanda espressa dei soggetti. Occorre evitare che l’analisi dei bisogni di formazione venga intesa come semplice scelta di metodi e tecniche di analisi. La presa di coscienza dei fabbisogni formativi è necessario che essa sia sollecitata e verificata nel gruppo e nel rapporto fra gruppo e realtà circostante; e di continuo confrontata con i risultati dell’osservazione partecipante [I1] [I2] di tale realtà.
A)-"Bisogni del committente": questi deve manifestare una volontà,se non addirittura una decisione programmatoria di intervento formativo,nella quale siano esplicitate le finalità generali della programmazione [I1]. E’ tuttavia molto frequente che nella programmazione di un intervento formativo le finalità non siano affatto chiare, o siano di tipo burocratico,amministrativo o organizzativo;
B)-"Bisogni del soggetto" [I1] [E1] [F1] [S1]: l’analisi di questo tipo dovrebbe,in linea di principio,svolgersi in due fasi diverse:la prima,come analisi dell’utenza potenziale e quindi per individuare,in un insieme il più possibile noto,il pubblico cui l’intervento di formazione meglio potrebbe rivolgersi;la seconda,come analisi dei bisogni dei soggetti che sono effettivamente coinvolti in quell’intervento.
In conclusione,l’analisi dei bisogni come presupposto e tutore di un’attività di formazione deve dunque valersi di metodiche di indagine il cui obiettivo principale deve essere la comprensione dei fenomeni di cui si occupa.
3)-COMPETENZE [I1] [E1] DELLA FIGURA: un formatore deve innanzitutto far considerare,ai soggetti,le esperienze di chi esprime concreti problemi di vita e di lavoro come risorsa educativa; far prendere coscienza di ciò al soggetto che dovrebbe entrare in formazione; individuare insieme con lui gli apprendimenti che possono rendere possibile l’alleviamento di qualcuno di tali problemi; rendere in tal modo il soggetto co-protagonista del suo progetto formativo al quale solo così potrà aderire con convinzione. E’ necessario imparare a fare per se stessi quel collegamento tra problemi e proposte formative, quella analisi della realtà finalizzata a individuare risposte in termini di apprendimento,che poi si deve applicare a situazioni esterne che coinvolgono altri soggetti. Per meglio comprendere la realtà dell’organizzazione del lavoro sul quale un formatore o progettista dovrà operare, si è convinti del fatto che non si avrà un progetto formativo senza aver capito e interpretato le logiche di funzionamento del sistema nel quale e per il quale si fa progettazione. Si deve riflettere sul livello di contenuti e metodi di formazione in rapporto al tipo di modello organizzativo presentato. In generale,diventa essenziale come dato la necessità,per l’azienda [I1] [E1] [F1] [S1],di acquisire consenso [E1] [F1] per poter gestire il processo produttivo [I1] e portare avanti innovazioni,sempre parlando a livello di formazione. Quest’ultima diventa momento-chiave di riflessione sui meccanismi che regolano il processo produttivo: la conoscenza di questi meccanismi è assolutamente necessaria per calcolare i parametri su cui impostare la contrattazione [I1] e per co-determinare le scelte organizzative dell’azienda-formazione. L’analisi globale del processo produttivo e la costruzione,in base a essa,dei profili professionali,è una delle funzioni e competenze fondamentali su cui la figura del formatore e progettista esercita il suo mestiere,sia che questi lavori in azienda,o nel sindacato [I1] [E1] [F1] [S1],o in un organismo pubblico [I1]. Il presente modello rappresenta un’analisi di notevole spessore teorico,che consente di costruire profili professionali su un criterio oggettivo,pubblico,confrontabile,il cui valore politico è quello di riconoscere a ogni funzione lavorativa contenuti di professionalità [I1] [I2].Esso fornisce inoltre un valido strumento per leggere sia la situazione attuale delle varie figure professionali,sia il loro possibile sviluppo e la loro possibile trasformazione: a queste modificazioni i processi formativi contribuiscono in maniera fondamentale. Un soggetto è definito “competente” a un determinato livello professionale se è in grado di compiere in modo soddisfacente una serie di operazioni relative al proprio mestiere,al fine di identificare,con la maggior precisione possibile,quali siano le abilità e competenze di cui gli imprenditori [I1] [I2] hanno bisogno in una moderna e competitiva organizzazione del lavoro.Tra queste,possiamo citare l’innalzamento del livello della preparazione professionale della forza-lavoro,l’offerta di una più alta qualità dei livelli di qualificazione degli operatori,e il rendere più snello e agevole il passaggio tra curricoli scolastici [I1] [I2] e formazione “sul” o “per” il lavoro. Il vantaggio di ciò è la possibilità di dimostrare,per ognuno,gli effettivi livelli di competenza raggiunti,indipendentemente dal proprio percorso formativo. L’enfasi non è più sul tipo di processo di apprendimento che ha prodotto quelle conoscenze e abilità,ma sul prodotto effettivo e tangibile dell’apprendimento [I1] [I2] [E1] [F1] [S1]:dal processo al prodotto.L’attenzione è spostata tutta sulla verifica delle competenze esistenti,per stabilire nel modo più accurato e pubblico possibile,se un determinato livello di competenza è stato raggiunto oppure no.La valutazione non è intesa a riconoscere quali competenze sono presenti,ma se si può attestare la presenza di un determinato livello di professionalità. L’accento è posto sul saper fare [I1] anziché sul possesso di conoscenze. La competenza dev’essere visibile e deve essere la soddisfacente esecuzione di performances.Per concludere,siamo obbligati a ripensare la costruzione della competenza come un processo continuo: i modi di apprendimento e di uso della conoscenza sono così vari e personali,che non ha più senso stabilire livelli professionali secondo la quantità di esperienza. Esiste invece la necessità per le organizzazioni di valorizzare competenze “nascoste” e svilupparle.
4)-IL PROGETTISTA DI FORMAZIONE: funzioni essenziali di questa fondamentale figura sono la definizione del profilo culturale e professionale di uscita d’un intervento,la definizione degli obiettivi formativi,l’articolazione dell’intervento in moduli e in unità d’apprendimento [I1],in relazione alle tematiche e ai contenuti che l’intervento dovrà veicolare e,soprattutto,la predisposizione di strumenti di verifica in itinere e finali di valutazione dei risultati non solo in termini di apprendimento da parte dei soggetti in formazione,ma anche in termini di risultati della formazione come prodotto di un certo processo,di un certo progetto,di un certo investimento di risorse umane,materiali e professionali. Questa figura punta a una nuova professionalizzazione nei ruoli del consulente o dell’esperto. Il responsabile di formazione diventa allora un politico,un esperto nella gestione,e delega le competenze di analisi di problemi specifici e tecnici a specialisti che forniranno consulenze puntuali e interverranno con compiti precisi. Questa evoluzione fa emergere,parallelamente alla figura del progettista,quella del “consulente”,professionista capace di fornire una lettura diagnostica sia del pubblico che della situazione,aiutare nella formulazione di obiettivi,proporre risposte in termini formativi a problemi posti dai responsabili,elaborare con i colleghi procedure di monitoraggio e di valutazione dell’azione formativa. Le competenze attese della figura del consulente comprendono l’analisi degli utenti e dei luoghi dell’apprendimento,la regolazione dei dispositivi e delle azioni formative,l’interpretazioni dei risultati della formazione:si ritrovano in questo ruolo professionale,le funzioni proprie della valutazione in campo educativo,in modo chiaro e preciso.La richiesta di valutazione è forte:nel campo della formazione,serve agli attori sociali per migliorare le possibilità di successo e di occupazione. Nella domanda pedagogica,che è la più diffusa,si ritrova frequentemente il desiderio dei formatori e dei docenti di formarsi alle tecniche della valutazione. Il cambiamento in atto nei contenuti e soprattutto nel valore della formazione nel mondo professionale richiede sempre più l’intervento del progettista per analizzare situazioni,mansioni,bisogni,risorse,al fine di giungere alla progettazione di azioni formative adeguate. Quanto alle competenze che ci aspettiamo dal progettista,esse consistono soprattutto nella capacità di analisi di situazioni in cui la formazione gioca un ruolo di rilievo,come nell’importanza,per esempio,di competenze esperte nella valutazione.Le conoscenze della figura possono essere apportate dalle scienze sociali [I1] [E1] [F1] [S1]. Il progettista-valutatore è invece immerso nella pratica: il suo intervento rientrerebbe dunque nell’”ingegneria della formazione” [I1];tuttavia egli non può limitarsi al ruolo di tecnico,non essendo le sole tecniche efficaci e pertinenti. Egli è tuttavia continuamente posto di fronte al problema della validità dei risultati,delle diagnosi e dei giudizi che produce. In generale comunque,quali che siano le diverse posizioni che il progettista di formazione può occupare,resta pur sempre un valutatore:decodifica situazioni,modella la formazione,ne misura gli effetti,in una prospettiva di sostegno alle decisioni che debbono essere prese.Integrata nel processo di valutazione,la professionalità del progettista si definisce al momento attuale come quella di un metodologo che valuta il ruolo della formazione,prima,durante,e dopo il suo svolgimento. Un progettista deve avere le seguenti caratteristiche:padronanza degli strumenti di progettazione formativa;conoscenza del quadro normativo regionale [I1],nazionale [I1] [E1] [F1] [S1] e comunitario [I1] [E1] [F1] [S1];competenza approfondita ed esperienza di ricerca scientifica in un settore disciplinare definito;capacità relazionali quali il saper lavorare in gruppo e la disponibilità al dialogo e alla gestione democratica dei gruppi sociali.Nella formazione esistono tre gruppi di funzioni:
A)-“insegnamento”:intesa come istruzione in rapporto diretto con il soggetto in formazione;
B)-“animazione e tutorato”: guida pedagogica,psicologica e didattica per la facilitazione dell’apprendimento,a contatto sia con i soggetti in formazione che con le risorse umane e materiali disponibili per la formazione;
C)-“progettazione,monitoraggio e valutazione”:delle azioni formative,funzione cerniera fra la committenza e la domanda emergente dalla società o dal mercato.
Per diventare formatori,è necessario seguire un iter di apprendimento e cambiamento su se stessi,rigoroso,che costa fatica e impegno di risorse,poiché il fine ultimo è che la formazione divenga un dispositivo indispensabile alla vita economica e sociale.
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