Così come lo strisciamento o
il volo sono due movimenti che presuppongono una determinata anatomia del corpo,
rispettivamente di rettili e uccelli, anche il nuoto prevede una anatomia che sia prova di un perfetto adattamento
a questo modo di vivere. [I1] [I2] [I3] [E1] [E2] [E3] [F1] [S1]
Per avanzare e muoversi liberamente in un
mezzo incomprimibile come l'acqua [I4] [I5] [I6] [I7] [I8] [I9] [E3]
[E4] [F2] [S2], l'evoluzione ha dotato i pesci di una
struttura corporea adatta. La loro forma è generalmente appuntita verso la testa
e rastremata posteriormente: questi animali fendono l'acqua che scivola sui lati
senza incontrare resistenza.
La tecnica con cui si spostano corrisponde ad una specie di serpeggiamento
guidato dalla testa, che sposta acqua verso sinistra e verso destra, curvando il
corpo flessibile. L'acqua scorre lungo la sagoma del pesce e si richiude sulla
coda, imprimendo una spinta ulteriore che incrementa la velocità di avanzamento.
La pinna dorsale e quella
anale servono a dare stabilità al pesce in movimento,
mentre la
caudale, le
ventrali e le
pettorali consentono di virare, cambiare
agilmente rotta e frenare.
Alcune specie fanno eccezione a questa tecnica di nuoto, per esempio le
torpedini e le
razze
che, appiattite trasversalmente, si spostano con ondulazioni delle
pinne laterali, particolarmente allargate, dando l'impressione di volare.