Radiochimica e Radioattività di Fabio Rogolino

Rischi connessi con l’utilizzo del nucleare a scopi pacifici ed effetti delle esplosioni nucleari

Fino agli inizi degli anni ’80 si era convinti che l’energia nucleare[E] [E] [ES] potesse essere una fonte inesauribile e senza rischi di energia. Le centrali atomiche inoltre facevano diminuire per i paesi utilizzatori la dipendenza dal petrolio come fonte di energia[ES]; ma ci si è presto resi conto che invece le centrali nucleari non sono così sicure.

Già nel ’79 in Pennsylvania, a causa di un guasto imprevisto ad una centrale nucleare, si sviluppò una forte nube radioattiva per cui si prevedeva lo sgombero di tutta la popolazione nel raggio di almeno 300 Km dalla centrale. Nell’aprile del 1986 a Chernobyl, [ES] in Ucraina (repubblica dell’ex-U.R.S.S.) in una centrale nucleare della potenza di mille megawatt, uno dei quattro reattori nucleari si è guastato. Si è così formata una nube radioattiva che ha girovagato in tutto il mondo, rendendo radioattiva l’acqua, la terra, i vegetali e il latte. Ai notevoli danni ecologici ed economici si aggiunge il danno che gli isotopi radioattivi introdotti negli organismi umani in vario modo, arrecheranno agli esseri viventi in futuro.

Le centrali nucleari pongono, oltre a quello della sicurezza, altri due problemi: lo smaltimento delle scorie radioattive [E] e l’inquinamento termico. Il materiale radioattivo usato nelle centrali nucleari, col tempo diviene meno attivo e deve essere sostituito. Il materiale scartato è ancora radioattivo e pericoloso. Nei solo Stati Uniti vi sono già decine di migliaia di tonnellate di materiale radioattivo non più utilizzabile e da eliminare.

In genere lo si mette in cassoni di cemento che vengono sotterrati in luogo sicuro o gettati nelle profondità marine[E]. Ma col tempo questi cassoni possono essere danneggiati e quindi, prima o poi, queste sostanze radioattive possono uscire. Infatti è già successo di perdite di materiale radioattivo[E] vicino al lago Erie, negli Stati Uniti: il lago serve per l’approvvigionamddento idrico dei dintorni. In Francia, vicino a Cherbourg, il materiale radioattivo di un serbatoio è filtrato nella terra: nel mare di Normandia si trovano tracce di radioattività tre volte superiori a quelli accettabili ed i granchi cominciano a morire a causa degli effetti di queste radiazioni.

L’inquinamento termico delle acque è certo un problema comune anche ad altri tipi di attività umane potenzialmente meno pericolose. Infatti le centrali nucleari[E] abbisognano di una grande quantità d’acqua che prelevano dai fiumi o dai laghi (sono sempre localizzate vicino a fonti di approvvigionamento idrico). Quest’acqua viene riscaldata nei vari processi e poi viene riversata nei fiumi che a valle della centrale hanno quindi una temperatura superiore. Tutto ciò ha naturalmente effetti negativi sulla flora e sulla fauna di quei delicati ecosistemi naturali.

Le esplosioni nucleari hanno quattro tipi di effetti [ES1]: immediati, ritardati, somatici e genetici. Tra gli effetti immediati ci sono la completa distruzione di ogni cosa entro un determinato raggio dal punto dell’esplosione. Questa distruzione è dovuta alle enormi temperature raggiunte, all’onda d’urto della esplosione, alla fortissima esposizione alle radiazioni.

Gli effetti ritardati sono dovuti essenzialmente agli isotopi radioattivi prodotti nell’esplosione. Questi isotopi impregnano il suolo per anni (l’atollo di Bikini, dove furono fatte esplodere due bombe atomiche sperimentali nel 1946, è inabitabile per le radiazioni ancora oggi presenti) ,sono dilavati nei fiumi e nel mare e quindi uccidono i pesci o danneggiano chi mangia questi pesci. Il fungo radioattivo della esplosione viene disperso dal vento in tutta l’atmosfera e quindi dopo giorni dalla esplosione, nell’aria o sulla terra; dalla esplosione di un ordigno nucleare si ha l’aumento della radioattività dell’aria in tutto il mondo.

Le grandi potenze nucleari (U.S.A., Russia ed Inghilterra) si sono impegnate a non far più ricorso alle armi nucleari, ma il pericolo è sempre in agguato poiché la quantità di bombe atomiche dei vari tipi conservata nei vari arsenali militari è più che sufficiente a distruggere completamente la vita sul nostro pianeta, e per sempre.

Le radiazioni emesse da un radioisotopo possono danneggiare le cellule viventi e quindi gli organismi viventi. I danni possono essere di due tipi: a carico del soggetto esposto alle radiazioni e a carico anche dei suoi discendenti. L’esposizione alle radiazioni può causare l’alterazione di composti organici, proteine, enzimi, acidi nucleici; i tessuti più esposti agli effetti delle radiazioni sono quelli a più rapido sviluppo come quelli delle gonadi (testicoli e ovaie), del midollo osseo e del feto.

Anche i tessuti tumorali, che sono caratterizzati da un rapido sviluppo, sono danneggiati dalle radiazioni; a questa azione distruggitrice delle radiazioni è dovuto l’uso dei raggi X e g nella cura di alcuni tumori.

Per quel che riguarda gli effetti genetici[E], cioè a carico dei discendenti, le radiazioni possono alterare i cromosomi, per cui le cellule figlie non sono più uguali alle cellule madri: i figli delle persone molto esposte alle radiazioni possono nascere con handicap fisici o cerebrali.

L’esposizione può essere a volte anche inconsapevole, anche se spesso chi lavora con sostanze radioattive dovrebbe essere a conoscenza dei rischi e delle opportune misure di sicurezza da adottare.

Le esplosioni atomiche e i gravi incidenti alle centrali nucleari anche distanti dai centri abitati, o all’altro capo dell’emisfero, causano la formazione di una notevolissima quantità di isotopi radioattivi che vengono dispersi nell’atmosfera e prima o poi capitano nei nostri polmoni o nei nostri cibi. Per esempio nelle esplosioni nucleari c’è la formazione dell’isotopo 131I dello iodio e 90Sr dello stronzio; dato che lo stronzio ha proprietà molto simili a quelle del calcio e che le nostre ossa scambiano continuamente il loro calcio con quello in circolazione, lo stronzio radioattivo può venir fissato nelle nostre ossa e di lì mitragliare continuamente il midollo osseo e causare la leucemia, cioè un abnorme aumento dei globuli bianchi del sangue. Lo iodio radioattivo si fissa invece nella tiroide.

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Edurete.org Roberto Trinchero