Prima degli europei, la prima importante presenza esterna in Africa è quella araba, iniziata con la conquista dell’Egitto da parte degli arabi nel 639 e terminata poco meno di un secolo più tardi con la conquista di quasi tutta la regione settentrionale del continente, dall’attuale Marocco alla penisola del Sinai.
L’inizio della presenza europea in Africa risale al 1415. In quell’anno i portoghesi sottraggono ai marocchini il porto di Ceuta, avamposto per l’esplorazione delle coste africane sull’Atlantico, in alternativa alle rotte verso l’Asia che transitavano per il Mediterraneo e la via della seta. Per circa un secolo la presenza europea nel continente africano coincide con quella portoghese.
La scoperta del Nuovo Mondo nel 1492 produce conseguenze notevoli sulla dinamica della presenza europea in Africa: infatti essa pone le premesse della lucrosa tratta degli schiavi africani nelle Americhe, che riceverà forte impulso da consolidarsi della presenza britannica nel Nord America (dal XVII secolo).
Il Portogallo non ha pressoché rivali nel commercio africano (che fino all’abolizione della schiavitù, ha nella tratta transatlantica degli schiavi la sua attività principale) fino al 1580, anno in cui i mercanti olandesi, che dispongono di navi e tecniche di navigazioni migliori, fanno la loro comparsa nel continente africano. Nella prima metà del XVII secolo la Compagnia delle Indie Orientali annienta la potenza portoghese dell’Oceano Indiano e lo stesso avviene per opera della Compagnia delle Indie Occidentali nell’oceano Atlantico ponendo fine al monopolio commerciale portoghese che conserva in Africa solo l’Angola ed il Mozambico.
Questo facilita inoltre l’insediamento di compagnie commerciali inglesi (Costa d’oro) e francesi (Senegal e Gambia). La ferma volontà di aggiudicarsi il controllo del mercato africano gioca un ruolo importante nelle guerre che contrappongono queste potenze nel corso del XVII e XVIII secolo. [FR10] [FR11]
