Sviluppo e sottosviluppo (con traduzione in francese e spagnolo) di Paola Alessandra Zappalà e Chiara Comoglio

Il commercio triangolare II

A metà dell’Ottocento, in buona parte degli stati europei la crescente avversione alla schiavitù, maturata nel corso del secolo precedente, assume i tratti di una condanna morale generalizzata. Soppressa nei territori metropolitani di Gran Bretagna, Portogallo e Francia già dal 1770, la schiavitù è ufficialmente abolita nelle colonie francesi nel 1794, in quelle britanniche nel 1833 e negli Stati Uniti nel 1863; l’ultimo stato ad abolirla è il Brasile nel 1888.

La fine della schiavitù [ES18] [ES20] [ES21] e la repentina sostituzione della tratta degli schiavi con il commercio legittimo modifica radicalmente la situazione geopolitica. L’esaurirsi della tratta priva infatti le monarchie africane di un’importante se non vitale fonte di reddito. Allo stesso tempo tali autorità si rivelano incapaci di rendere i loro sistemi politici economici e fiscali funzionali alla nuova richiesta di produzioni da esportazione, che sovente sono affidate a piccoli produttori incapaci di far fronte alla domanda esterna.

L’Europa richiede nuovi prodotti (si pensi alla produzione di arachidi in Senegal), strade, ferrovie, porti che le aristocrazie africane non sono in grado di offrire. Ciò spinge i governi europei, presenti in Africa da secoli a mobilitarsi in forze per la tutela dei loro interessi economico-commerciali, in una escalation che porterà in meno di cinquanta anni alla spartizione dell’intero continente.

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