In questi anni si sta verificando un ritorno della Russia in Africa
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[ES31] . Questo è legato all’aumento degli interessi economici che la grande potenza ha verso le risorse economiche africane, senza contare l’interesse verso alcuni mercati di sbocco per le proprie esportazioni.
L’industria estrattiva in Africa è molto fiorente ed ambita da molti paesi industrializzati. Si pensi solo al già citato petrolio nigeriano od angolano. I tre più grandi consumatori di gas e petrolio mondiali, ossia USA, Cina ed Europa, sono impegnati nell’importazione di queste risorse dall’Africa.
La Russia invece è interessata non tanto all’importazione in quanto essa è una dei maggiori produttori mondiali di combustibili fossili.
Allora quale è il suo interesse in Africa?
Prima di tutto interessa collaborare con i paesi produttori di tutto il mondo affinchè si creino dei rapporti di collaborazione e delle politiche di vendita e di prezzo coerenti tra loro. Il controllo operato dalla Russia è quindi più sottile: sotto forma di collaborazione si nasconde il tentativo di influenzare le politiche di vendita (quantità, prezzo, acquirenti) dei paesi africani.
Oltre ai combustibili fossili, Russia e Africa sono accomunate nella produzione di altre materie prime molto importanti: diamanti, platino, uranio (che sta diventando la sempre più importante alternativa al petrolio per la produzione di energia).
Quest’ultime risorse possono interessare maggiormente la Russia per un eventuale importazione per rafforzare la sua posizione dominante nel marcato mondiale dell’energia.
Quindi la Russia cerca la collaborazione dei paesi africani per diventare il leader mondiale in quattro mercati strategicamente importanti: gas, platino, diamanti e uranio.
Inoltre vi sono mercati secondari di materie prime molto appetibili per la Russia: alluminio (bauxite), acciaio, nickel, rame, carbone. E l’Africa offre occasioni di espansione per i produttori russi. Inoltre l’Africa è dotata di risorse scarse in Russia, come il manganese (presente in Sudafrica, la bauxite in Guinea ed in Congo).
L’Africa è importante per la Russia perché, dal punto di vista della competizione internazionale, le imprese estrattive russe si possono sviluppare solo attraverso gli impianti africani. Le imprese russe stanno realizzando vari piani di investimento: la Rusal nel febbraio 2006 ha acquistato l’unico impianto di fusione dell’alluminio in Nigeria. Allo stesso tempo sta investendo circa 350 milioni di dollari per la ricostruzione della Fria, una fabbrica di alluminio in Guinea. La Alrosa, il monopolio russo dei diamanti, detiene la metà della società di gestione del maggior impianto di estrazione di diamanti dell’Angola, con un volume di affari di circa 400 milioni di dollari. Nel luglio 2006 la Evarz, gruppo industriale russo, è diventato tra i maggiori azionisti della società sudafricana Vanadium Corporation, apprestandosi a diventare il leader mondiale nella estrazione e commercializzazione del vanadio. Lo stesso sta avvenendo per la società russa Norislk, in ascesa nel mercato mondiale del nickel.
E le esportazioni russe verso l’Africa?
L’interesse russo maggiore è quello di diventare uno dei maggiori esportatori di beni e servizi tecnologicamente avanzati nel terzo mondo. Questo permetterebbe alla Russia di diventare sostanzialmente monopolista in un mercato privo di produttori locali e poco interessante per gli altri paesi industrializzati. Ci sono alcuni stati africani con tassi di crescita del PIL pari al 6-7% annuo. Si può sperare che questi tassi di crescita portino alcune economie africane (Angola, Congo, Ghana, Tanzania) a fare il salto di qualità fatto dalle tigri orientali (Malaysia, Thailandia).
E la Russia vuole trovarsi pronta ad esportare quanto richiesto da questi paesi, sia in termini di beni ad alta tecnologia, sia per strumenti di difesa militare. Inoltre l’Africa subsahariana rappresenta uno degli sbocchi più promettenti anche per l’industria farmaceutica ed i servizi e attrezzature mediche.