Il fisico tedesco Wilhelm
Konrad Roentgen (1845-1903) scoprì
nel 1895 i raggi X che oltre ad avere la proprietà di attraversare i corpi (si
pensi all’uso dei raggi X per le radiografie a scopo clinico–diagnostico) hanno
quella di impressionare le lastre fotografiche e di rendere fluorescenti alcuni
materiali. Queste due ultime proprietà si usano per le radiografie e per le
radioscopie. Il fisico francese Antoine Henry Becquerel (1852-1908) scoprì per
caso nel 1896, che alcuni composti dell’uranio erano capaci di impressionare le
lastre fotografiche e formulò l’ipotesi che questi composti emettessero
radiazioni dello stesso tipo dei raggi X.
Il fenomeno, per cui un composto dell’uranio
emetteva spontaneamente radiazioni capaci di impressionare le lastre
fotografiche e di attraversare la materia, fu chiamato radioattività
[I1] [I2] [ES1][ES2] [ES3]
[ES4].
La polacca Marie
Sklodowska Curie[I1] (1867–1934) [I2] [E1] stabilì che erano gli
atomi dell’elemento uranio a emettere radiazioni; gli atomi capaci di emettere
radiazioni furono chiamati radioattivi. In collaborazione col marito, il
francese Pierre Curie (1858–1906), La Curie scoprì altri elementi radioattivi,
fra cui il torio e il radio; vide anche che quest’ultimo elemento aveva una radioattività
più forte di quella dell’uranio.
Il fisico Rutherford[I1]scoprì che le radiazioni emesse dai
radioisotopi erano di tre tipi (α, β, γ).
Il fisico inglese Wlliam Crookes (1832–1919) vide che la radioattività di un
campione di uranio, invece di diminuire nel tempo aumentava; questo fenomeno fu
spiegato da Rutherford e dall’inglese Frederick Soddy (1877-1956) con l’ipotesi
che l’atomo di uranio, emettendo radiazioni, si trasforma nell’atomo di un
altro elemento, avente una maggiore capacità di emettere radiazioni: un atomo
di un elemento radioattivo può quindi trasformarsi in un atomo di un altro
elemento.
Rutherford, nel 1919, riuscì a trasformare un
elemento in un altro; da allora in poi, i chimici e i fisici sono riusciti a
realizzare il sogno degli alchimisti: quello di trasformare una sostanza
chimica in un’altra. Gli
alchimisti[I] tuttavia erano convinti di
poterlo fare attraverso reazioni
chimiche[ES], mentre questo è possibile
solo mediante reazioni nucleari.
Queste trasformazioni di un elemento in un altro si
erano ottenute, e si ottengono, bombardando alcuni atomi con particelle di alta
energia. Si costruirono, a partire dal 1929, apparecchi (gli acceleratori di
particelle) capaci di accelerare le particelle per conferire loro una più alta
energia ed ottenere così urti più forti. Fu così possibile preparare
artificialmente molti altri elementi, anche non esistenti in natura.
Nel 1943 il fisico italiano Enrico
Fermi[I] (1901-1954) bombardò con neutroni
atomi di uranio. Continuando queste ricerche il tedesco Otto Hahn (1879–1968)
scoprì che, a causa di questo bombardamento, il nucleo di uranio si scindeva in
due pezzi e si liberavano tre neutroni. Era stata scoperta la fissione
nucleare, il principio su cui si basano le centrali nucleari e le bombe
atomiche. Si era alla vigilia della seconda guerra mondiale e il governo
statunitense intravide la possibilità di sfruttare a scopo bellico l’energia
nucleare. Così a seguito di intensissimi studi guidati da Fermi, il 2 dicembre
1942 iniziò a funzionare la prima pila atomica, un sistema capace di produrre
enormi quantità di energia sfruttando le reazioni nucleari. Nel luglio 1945, in
un deserto degli stati uniti fu fatta esplodere la prima bomba atomica
sperimentale; un mese dopo due bombe atomiche distrussero completamente le
città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, costringendo il Giappone ad arrendersi.
Era cominciata l’era atomica.